Quinto Peep, in 800 contro il tribunale

Rimini

RIMINI. Niente causa collettiva ma “spacchettamento” delle 824 posizioni. E’ questa la richiesta del tribunale di Rimini contro la quale i residenti del Quinto Peep faranno ricorso in Cassazione. La conferma è arrivata nell’incontro dell’altra sera, alla Parrocchia della Riconciliazione, in via della Fiera, dove sono accorsi in centinaia per ascoltare le ultime novità del loro legale, Antonio Carullo, sulla tema inerente i maggiori oneri di esproprio richiesti dal Comune, accusato di fare cassa e di avere fatto delle stime troppo alte che arrivano a pesare, su ogni singolo cittadino coinvolto, fino a raggiungere dei tetti massimi attorno ai 45mila euro.

E la decisione presa in questa ultima riunione è stata proprio quella di resistere contro quanto richiesto dal tribunale di Rimini che ha rigettato la causa collettiva presentata dal Comitato Quinto Peep dopo che il Tar si era dichiarato incompetente e il Consiglio di Stato ha quindi attribuito lo scorso anno la competenza proprio al tribunale ordinario. Che però in dicembre ha bocciato la “class action”: il giudice ha chiesto in dicembre che ogni ricorrente portasse avanti la propria causa depositando per via telematica le memorie integrative, entro il 15 marzo scorso.

I residenti, che da ormai quattro anni sono in trincea per portare avanti questa battaglia, si sono mossi su due fronti: la prima strada percorsa «è stata quella di seguire quanto imposto dal giudice», spiega una delle portavoce del Comitato, Vincenza Mignogna, «ed entro la data fissata siamo riusciti a finire questo lavoro pazzesco, grazie al nostro legale che ha impiegato nove avvocati del proprio studio, riuscendo così a fare arrivare le oltre 800 integrazioni delle memorie richieste per essere pronti per l’udienza già fissata per meta luglio prossimo».

La spesa complessiva solo per i relativi diritti versati è stata di 78mila euro. Un piccolo tesoretto uscito dalle tasche del Comitato, che comunque non ha scoraggiato le centinaia di residenti coinvolti, i quali hanno intrapreso anche una seconda strada, appunto quella del ricorso in Cassazione. E a dare manforte al Quinto Peep «ci sono due residenti che per incompatibilità hanno dovuto fare ricorso al tribunale di Ancona, accolto non in maniera disgiunta ma unita, come chiediamo anche noi a Rimini». La ratio del ricorso dei residenti è semplice: «Le richieste sono sempre le stesse, il petitum, ossia l’oggetto della causa, è sempre il medesimo, cioè la lettera di notifica del pagamento dei maggiori oneri che ciascun assegnatario ha ricevuto».

Ricordiamo che in vista delle elezioni amministrative i residenti del Quinto Peep hanno chiesto a tutti coloro in corsa per la poltrona di primo cittadino di esprimersi pubblicamente la loro ricetta per risolvere il contenzioso nato dopo la lettera inviate nel 2013, in cui sono state chieste «cifre esorbitanti» quale integrazione del prezzo di esproprio delle aree.

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