Carlini chiude dopo 40 anni

Rimini

RIMINI. Ha deciso di chiudere, di andare in pensione dopo 40 anni di attività. Ma la festa per celebrarlo a dovere che gli volevano fare amici e clienti di una vita, non l’ha voluta. «Mi sarei commosso e in fondo devo pur mantenere una immagine da burbero, me la porto dietro da anni e mi diverte». Lui è Alfredo Carlini, capo storico della tifoseria biancorossa e presidente del Collettivo Rimini calcio, che assieme alla moglie Nevia Bugli ieri ha fatto il suo ultimo giorno nel distributore di benzina Esso, in via Marecchiese, aperto nel 1976 a pochi passi dal centro.

Non è stato un giorno normale e non è stata normale nemmeno l’ultima settimana. «La notizia che avrei chiuso si è sparsa ed è iniziata una processione per salutarci», spiega lo stesso Carlini, visibilmente soddisfatto per «lo stuolo di clienti che negli anni è diventato di amici: tutti sono tornati, per fare rifornimento ma anche per scambiare due chiacchiere, un sorriso».

E tutto questo a Carlini «mancherà, inutile negarlo, ma era giusto dire basta, con mia moglie ce lo eravamo ripromessi: io ho 60 anni e lavoro da quando ne ho 12, credo che sia arrivato il momento per fare quello che non ho potuto fare in tutto questo tempo, e cioè niente: da oggi non farò più nulla e mi riposerò, mi concederò il relax totale».

Già perché se è vero che il distributore aperto dagli anni Settanta era diventato una seconda casa alla quale sono molto affezionato e alla quale dico addio con un certo magone in gola», è anche vero che «la vita non è stata semplice, con orari massacranti, la sveglia all’alba, i giorni di ferie con i contagocce, per me e mia moglie che abbiamo faticato un bel po’ e ora passiamo la mano e diamo un’attività sana, nonostante la crisi, a un nuovo gestore: non saranno le mie figlie che hanno deciso di seguire altre strade».

Per Carlini è arrivato quindi il tempo di godersela un po’: «Sono pronto a fare festa tutte le sera e mbricarmi», spiega ridendo e pensando anche che adesso avrà più tempo per quella che lui stesso definisce «non una passione ma una malattia: il Rimini calcio». Il capo della tifoseria biancorossa racconta infatti che organizzerà meglio le trasferte che fa ormai da decenni. E ora sarà «più facile seguire la squadra: su questo non ci sono dubbi, anche se devo ammettere che il tempo per il Rimini l’ho sempre trovato». Tanto che, come detto dallo stesso presidente del Collettivo, «il mio distributore era diventato punto di ritrovo per tutti i tifosi biancorossi, qui si veniva a parlare di calcio, di giocatori, di classifica e di trasferte da organizzare: ora chiude, ma non ci voglio pensare più di tanto, non ho voluto la festa proprio per non commuovermi».

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