Agguato in strada, spunta un revolver

Rimini

RIMINI. Tre persone sono indagate con l’accusa di tentato omicidio in concorso per il ferimento di Augusto Mulargia, il riminese ferito a colpi di pistola sotto casa della madre, in via Zavagli, la sera del 5 aprile scorso. I carabinieri del nucleo investigativo dei carabinieri di Rimini, nonostante il ferito non abbia fornito delle indicazioni utili, ritengono di aver ricostruito uno scenario plausibile capace di giustificare il ferimento. Per avere riscontri a quella che per adesso è solo un’ipotesi investigativa ieri i militari, su disposizione del pm Luca Bertuzzi, hanno perquisito le abitazioni dei tre sospettati: il presunto mandante e i possibili complici. Alla fine un’arma è spuntata fuori, ma è ancora presto per dire se la calibro trentotto trovata in casa di uno degli indagati è la stessa utilizzata per sparare a Mulargia. Il revolver è stato sequestrato per gli accertamenti del caso. Si tratta però di un’arma regolarmente denunciata anche se detenuta dal proprietario in un luogo diverso da quello conosciuto in questura. Sotto la lente dei carabinieri è finita anche una autovettura Smart, di proprietà di un giovane riminese, che potrebbe essere stata utilizzata dai sicari la sera del ferimento. Il reparto scientifico dell’Arma andrà a caccia di residui di polveri da sparo all’interno dell’abitacolo.

Agli investigatori Mulargia ha detto di non essere in grado di identificare né l’uomo che si è affacciato dal finestrino di un’utilitaria per esplodergli tre colpi di pistola, due dei quali andati a segno (uno alla gamba, uno nella zona dell’inguine) né il conducente. Sostiene di non avere nemici e di essersi messo da tempo alle spalle vecchie storie di gioventù. I carabinieri però hanno avviato le indagini a partire da un altro inquietante episodio, accaduto il 20 agosto 2014. Contro il portone di sua madre, la solita abitazione di via Zavagli, uno sconosciuto alle due di notte aveva esploso due colpi di pistola. Allora Mulargia parlò di una persona che sosteneva di vantare un credito nei suoi confronti, di quindicimila euro. «In realtà non gli devo niente», disse. Il caso degli spari contro il portone, a carico di ignoti, venne archiviato senza colpevole, ma il nome del sospettato di allora è tornato a galla adesso. Forse i soldi in ballo erano molti di più (ottantamila euro) e lo sgarro andava pagato. Ecco che il “creditore” diventa oggi il potenziale “mandante” del raid punitivo. L’indagato (A.Z.D.C. le iniziali) è un 73enne, ma non si tratta di un pensionato qualsiasi. Un tipo, noto alle cronache, passato dalle rapine in banche alla droga, anche se la sua presenza nel giro dello spaccio è durata poco: venne arrestato con ladri “veterani” nel giugno del 2008. L’uomo fu sospettato in anni lontani di essere la «mente» di alcuni grossi colpi commessi tra Rimini e San Marino. Legato in qualche modo a lui sarebbe anche il secondo indagato, un riminese di 32 anni (C.G. le sue iniziali), ex rapinatore di farmacie. Il terzo coinvolto (M.G. 54 anni, riminese) è il possessore della pistola. Gli inquirenti avranno fatto centro se si tratta dell’arma giusta. In caso contrario l’indagine dovrà prendere un’altra piega.

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