Pugile pesta il killer di Silvio e Lidia, Demiraj in fin di vita all'ospedale

Rimini

RIMINI. La sentenza della Corte d’Assise di Rimini che lo scorso 13 marzo lo ha inchiodato all’ergastolo per il duplice omicidio di Silvio Mannina (assassinato il 28 febbraio del 2014 a Rimini nella casa dello zio) e dell’ex fidanzata Lidia Nusdorfi, uccisa il giorno dopo con 14 coltellate nel sottopasso della stazione di Mozzate (Como), stabiliva che i primi 18 mesi di carcere a vita li avrebbe dovuti trascorrere da solo, in regime di isolamento diurno. Ma per Dritan Demiraj, l’aggravamento della “punizione” non è scattato dopo la lettura del dispositivo da parte del giudice Di Patria. Entrerà in vigore solo quando la condanna sarà diventata definitiva. Così la vita del pasticcere è continuata lavorando nella cucina del carcere di Parma.

Fino al pomeriggio di ieri quando, per motivi che dovrà stabilire l’inchiesta subito aperta dalla procura della Repubblica parmense, è stato pestato a sangue da un pugile. E ora è inchiodato, in coma, in un letto della Rianimazione dell’ospedale civile della città tanto cara alla duchessa Maria Luigia.

Il fatto. A ridurlo, non si sa fino a quando a un “vegetale”, è stata la scarica di pugni sferrati da un boxer di nazionalità romena con cui ha avuto un corpo a corpo mentre si trovava nella zona di “convivialità”, l’area interna del carcere dove i detenuti possono socializzare e dove nell’arco di una giornata possono trascorrere molte ore, barattando anche l’ora d’aria. Un ambiente dove sono stati collocati anche i telefoni che i detenuti possono utilizzare per chiamare casa. Quindi, è facile ipotizzare, un luogo “sensibile”. E proprio vicino a un apparecchio, a quanto ha potuto apprendere anche il suo legale, l’avvocato Massimiliano Orrù raggiunto dalla notizia a Roma, Dritan e il pugile, da un secondo all’altro, sono venuti alle mani. Una sfida che non si sa ancora se è stata annunciata da frasi di minaccia all’istante o da attriti covati nel tempo. Di sicuro una frazione di secondo dopo essere stato raggiunto dai colpi al volto, il pasticcere si è accasciato senza più dare segni di vita. In suo aiuto si è subito gettato l’unico agente della polizia penitenziaria presente che nel tentativo di togliere l’energumeno dal corpo di Dritan, ha rimediato contusioni che i medici hanno giudicato guaribile in una settimana.

I soccorsi. Non c’è voluto molto per capire che la situazione non poteva essere controllata nell’infermeria del carcere. Così è stato allertato il 118 e in ambulanza Demiraj è stato trasportato all’ospedale civile dove, come detto, ora è ricoverato in Rianimazione in stato di coma, la cui gravità cercherà di capire questa mattina il suo legale. Avvocato Orrù che ha subito avvertito lo zio di Dritan uscito pulito dal processo per il duplice omicidio (Silvio Mannina è stato assassinato nel suo appartamento di Rimini) che a sua volta ha avvertito i famigliari del pasticcere in Albania.

Su quello che si configura come un tentato omicidio, ha aperto un fascicolo la procura della Repubblica di Parma

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