Controlli fiscali a tappeto: le Fiamme gialle indagano su almeno 250 riminesi

Rimini

RIMINI. Almeno duecentocinquanta riminesi tra cui alcuni noti imprenditori e commercianti del territorio, oltre a professionisti, legali rappresentanti e presunti prestanome di varie società, hanno ricevuto l’avviso di avvio di verifica fiscale e si trovano alle prese con lo stesso questionario che sta creando tanti grattacapi agli italiani residenti a San Marino. Gli effetti “collaterali” fiscali e amministrativi dell’indagine “Torre d’avorio” diretta dal procuratore capo di Forlì, Sergio Sottani, non limitano le sue conseguenze soltanto al Titano, ma avrà ripercussioni in varie parti d’Italia a cominciare dal Riminese.

Al Comando generale della Guardia di Finanza nei mesi scorsi era arrivata da Forlì la lista dei contribuenti italiani, persone fisiche e società che, tra il 2006 e il 2014, avevano avuto rapporti bancari di vario genere con San Marino. Cinquantaduemila “soggetti”, riconducibili a numeri di codice fiscale, che complessivamente avrebbero movimentato negli anni miliardi di euro nelle Repubblica della libertà, quando ancora il piccolo Stato era inserito nella cosiddetta black-list. Una schedatura informatica dalla quale è possibile risalire a quanti, mentre mordeva la crisi, esportavano soldi o effettuavano operazioni nelle banche sammarinesi. Una prima scrematura, anche per territorio, è stata fatta. Al comando provinciale delle fiamme gialle di Rimini “spettano” da vagliare un migliaio di posizioni. Si è fatto un gran parlare dei cittadini residenti a San Marino, ma un numero pari di riminesi (e lo stesso discorso vale per le società) è stato raggiunto dalle stesse raccomandate che annunciano controlli e verifiche fiscale a tappeto, a cominciare dalla compilazione del questionario dove si dovrà specificare la natura dei rapporti finanziari intrattenuti negli anni presi in considerazione con il Titano. L’opera è appena all’inizio, anche perché non tutti i conti correnti e le transazioni “intercettate” sono di per sé sospette o irregolari. Frutto di guadagni in nero o di bancarotte o di riciclaggio. Alcuni dei potenziali evasori, inoltre, hanno avuto il tempo di “scudare” o di aderire più o meno tardivamente (l’ultima proroga del governo è scaduta alla fine dell’anno scorso) alla cosiddetta “Voluntary Disclosure”, strumento che consente ai contribuenti detentori di patrimoni all'estero di regolare la propria posizione. La caccia ai redditi nascosti è appena all’inizio (l’eventuale valenza penale, però, si potrà valutare solo in caso di superamento delle soglie previste dalla legge). E’ anche una lotta contro il tempo: la prescrizione fiscale è vicina, 31 dicembre 2016 (anche se secondo certi calcoli c’è chi ritiene che possa essere dilatata ulteriormente). E’ possibile che nel calderone siano finiti, assieme a chi ha regolarmente aperto un conto a San Marino, anche cittadini italiani alle dipendenze di aziende del Titano, ma è certo che alla fine il Fisco non rimarrà a bocca asciutta.

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