Attentato incendiario contro la Cbr, quattro riminesi accusati di atti terroristici

Rimini

RIMINI. Atti di stampo terroristico quelli compiuti nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 2014 ai danni della Emir spa di Villa Verucchio, di proprietà della Cbr: dieci “bombe” piazzate tra i mezzi nella cava di inerti per le quali sono indagati quattro riminesi, tra i 22 e i 24 anni. Un “attentato” che portava la firma di attivisti No Tav, rivendicazione scritta su un gabbiotto con un pennarello: «Cmc ecoterrorista. Solidarietà a Niccolò, Claudio, Chiara, Mattia e alla lotta No Tav». Qualche giorno fa, in piena notte, i carabinieri del Ros hanno bussato alle porte delle rispettive abitazioni dei giovani: una lunga e accurata indagine li indica, se non autori, come coordinatori e organizzatori del colpo esplosivo. I loro cellulari sono stati agganciati dalla cella a Villa Verucchio proprio la notte dell’attentato: eravamo in un locale della zona per festeggiare un compleanno, si sono difesi i quattro, già interrogati, assistititi dagli avvocati Piero Venturi e Marco Di Troia.

Il loro presunto coinvolgimento nell’attacco incendiario che ha provocato circa 300mila euro di danni può costargli caro. sono infatti indagati per concorso morale in atti di stampo terroristico, ed è proprio la vicinanza politica ad ambienti di estrema sinistra ad averne dato agli investigatori conferme. I ragazzi sono infatti noti alla Digos per avere partecipato a manifestazioni di estrema sinistra, la stessa che in più parti d’Italia ha armato la mano di No Tav. E l’attentato alla Emir di Villa Verucchio ha radici proprio nei lavori di realizzazione dell’alta velocità. L’azienda è specializzata nella lavorazione di materiali inerti di cui ora è maggiore azionista la Cbr di Rimini ma che vede ancora una partecipazione della Cmc di Ravenna, una delle imprese contro cui il movimento No Tav ha dichiarato guerra per impedire la realizzazione della Torino-Lione.

Ma il falò che i quattro avrebbero organizzato nel gennaio di due anni fa era andato a segno solo in parte: le fiamme non avevano lasciato scampo a due vecchi furgoni, un Ducato e un Daily andati completamente distrutti. La tempestività dell’intervento dei vigili del fuoco di Novafeltria aveva impedito che il fuoco si divorasse anche due grossi Dumper della Perlini, tipici automezzi con cassone in uso nelle cave. Gli inneschi difettosi, collocati su altri mezzi, che pur accesi non hanno fatto esplodere le altre bombe, hanno salvato due escavatori, due caterpillar gommati e un caterpillar D09 Apripista gigante da 400 mila euro. Tutte le bombe erano state infatti innescate e solo per motivi indipendenti dalla volontà degli attentatori (fatalità o inesperienza) non hanno funzionato.

La rivendicazione era stata lasciata scritta con un pennarello nero: l’azione era stata dedicata a militanti del movimento No Tav arrestati nel novembre 2013 a Torino. Niccolò, Claudio, Chiara e Mattia, accusati di aver partecipato all’aggressione subita da alcuni giornalisti del Corriere della sera e l’irruzione negli uffici della Geostudio, una delle tante società che stava partecipando al progetto Tav.

La Emir spa dunque (già attaccata nel 2009) era stata scelta perché società collegata alla galassia Cmc di Ravenna, una delle imprese che sta lavorando in Valsusa. Cmc che ora della Emir detiene solo una piccola quota: la maggioranza nel 2010 è stata rilevata dalla Cooperativa braccianti riminesi proprietaria della cava dove l’attentato è andato in scena.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui