Palas, la Regione parte civile: danno d'immagine

Rimini

RIMINI. Pilastri mancanti al Palas, la Regione Emilia-Romagna si costituisce parte civile lamentando, tra l’altro, anche un danno all’immagine e chiede complessivamente un risarcimento di duecentocinquantamila euro. Il giudice, nell’udienza di apertura del dibattimento che vede alla sbarra sette persone, ha ammesso l’ente, rappresentato dall’avvocato Mariano Rossetti, al processo. Gli imputati, imprenditori e funzionari pubblici, devono rispondere, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, violazione della normativa antisismica e falso ideologico. Reati commessi, secondo l’accusa, nel corso dei lavori di costruzione del Palacongressi. I fatti si riferiscono al 2010 (per alcune ipotesi si è vicini alla prescrizione). Nel realizzare la struttura, consegnata in ritardo rispetto al termine previsto proprio dopo che una denuncia aveva messo in rilievo i “difetti”, era stato utilizzato un tipo di acciaio non certificato e ed erano stati piazzati meno pilastri di quelli previsti nel progetto, al punto di allontanarsi dai requisiti di sicurezza (la situazione venne poi sanata, con altri lavori supplementari). A trarre in inganno la committenza, secondo l’accusa, sarebbero stati - in concorso tra loro - il responsabile unico del procedimento; l’amministratore e il procuratore della ditta fornitrice dell’acciaio; due tra i responsabili del cantiere, uno dei quali rappresentante del consorzio appaltatore; il direttore delle opere strutturali. Nei guai è finito anche il collaudatore che avrebbe attestato circostanze non conformi al vero. Prima della Regione era stata, già in fase di udienza preliminare, la società Palazzo dei Congressi spa, interamente controllata da Rimini Fiera, a costituirsi parte civile, attraverso l’avvocato Sergio De Sio, nei confronti di tutti gli indagati. Era stata la stessa Rimini Fiera a nominare il “supervisore”, finito sotto inchiesta, con il compito di vigilare sul rispetto degli adempimenti tecnici e amministrativi del “Palas” dal progetto fino alla consegna. A fronte di un appalto da circa 65 milioni di euro, la società alla fine avrebbe ricevuto un’opera di minore valore sia in relazione alla difformità rispetto al progetto - secondo quanto sostiene l’accusa - sia per la presenza di acciai non certificati, per il minor grado di sicurezza, e infine perché oggetto di ulteriori lavori. Il processo riprenderà ad aprile. Gli imputati, che respingono ogni accusa forti delle perizie che certificano la piena solidità della struttura, sono difesi dagli avvocati Gian Paolo Colosimo, Giuseppe Bana, Federico Benzi, Nobile Ranieri, Giulia Bongiorno, Giuseppe Vaciago. La Regione nel presentare il conto, oltre alla lesione dell’immagine fa riferimento all’aggravio di lavoro per i tecnici del Servizio tecnico di bacino, chiamati a verificare le incongruenze, e a una parcella da 40mila euro, liquidata a un professionista per un consulto. La pretesa risarcitoria della società Palazzo dei Congressi spa, ben più consistente rispetto ai 250mila euro dell’ente, sarà formulata nel dettaglio nel corso del procedimento.

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