Centro destra unito, Linda Gemmani non ci sta

Rimini

RIMINI. Come cinque anni fa, Linda Gemmani non si candida. E il centro destra per il momento è costretto a mettere da parte il sogno di presentarsi unito contro Andrea Gnassi del Pd. La Lega Nord va avanti senza soste con Marzio Pecci (altro articolo in pagina). Fratelli d’Italia, Forza Italia e Progetto Rimini (sigla che portava in dote proprio l’imprenditrice della Scm) sono costrette a un altro giro di monopoli tornando al punto di partenza.

Non è mai stato un mistero. Linda Gemmani era considerato il grosso nome, capace di coalizzare tutte le forze che si oppongono al Pd. Niente da fare. «Non mi candido» spiega l’imprenditrice nella sua breve nota.

«Molti amici in questo periodo - scrive - mi hanno sollecitato un impegno personale in occasione delle prossime elezioni amministrative. Sono molto lusingata per il forte consenso intorno al mio nome, ma non posso non ribadire che sono un imprenditore e desidero continuare ad esserlo, convinta fra l’altro che anche esercitando bene la mia professione penso di poter contribuire allo sviluppo del territorio».

Indietro la Gemmani non torna, questo lo ribadisce. «Mi auguro quindi che i numerosi quanto pressanti tentativi di trovare la mia disponibilità si fermino di fronte ai miei improrogabili e irrinunciabili impegni personali e professionali che non mi consentono di accettare nessuna forma di candidatura».

Natale Arcuri è il coordinatore di Progetto Rimini, quindi il regista dell’operazione Gemmani. Usa molte parole per dare parte della colpa alla Lega, colpevole di avere candidato Pecci in autonomia. «Ormai è chiaro, il tentativo di mettere insieme una forte e coesa coalizione delle forze moderate e del centrodestra, sembra destinato, dopo una promettente quanto aleatoria intenzione, a un fallimento - spiega -. Dispiace vedere come i faticosi tentativi di riannodare le diverse anime e i diversi soggetti si siano infranti sul muro del pressapochismo politico di chi pensa di poter da solo interpretare un ruolo centrale e decisivo».

Di più. «C’erano certamente alcune perplessità e molte incognite da superare. E sarebbe stato necessario mettere a “sistema” tutta una serie di reciproci condizionamenti. Ma c’è stato chi ha preferito il gioco della parti, i distinguo e le garanzie. Un modo come un altro per boicottare il percorso di aggregazione su un unico candidato e minarne l’esito».

Da adesso in poi non sarà certo più facile. «Ogni difficile candidatura unitaria vivrà da adesso in poi due evidenti debolezze. Sarà allo stesso tempo frutto di una condizione di necessità ed espressione di un malessere già evidente al suo interno. Come Progetto Rimini abbiamo tentato di dare il nostro contributo per costruire una colazione vincente, con un candidato vincente. Esserci quasi riusciti è stato già di per sé un miracolo. La speranza è che sia le forze politiche di centrodestra sia le probabili liste civiche sappiano uscire dall’alveo della mera autoreferenzialità, sappiano spogliarsi delle saccenti vesti di strateghi della politica».

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