Profughi, Rimini ne accoglie più di 700

Rimini

RIMINI. Sono 700 i profughi accolti nelle strutture della provincia, la maggior parte a Rimini. Lo ha detto il vice sindaco Gloria Lisi, partecipando a un convegno dedicato ai 70 anni del Ceis di Margherita Zoebeli che tanto ruolo ebbe nel periodo post bellico. Proprio per l’aiuto di quegli anni, oggi Rimini deve sdebitarsi.

Il ragionamento ha una premessa eloquente. «Rimini deve molto a chi la aiutò e per questo oggi ha una ragione in più per sdebitarsi. Parlo dei tanti immigrati presenti oggi a Rimini ma, soprattutto di quelli che provengono da zone di guerra».

A dicembre 2015 sono circa 700 i profughi presenti nella provincia. Circa 450 nel comune capoluogo (60 i minori), che copre da solo più del 60 per cento delle richieste. Gli immigrati sono invece poco più di 336mila.

«A Rimini - spiega Lisi - si assiste da qualche tempo a un fenomeno nuovo che fa registrare meno arrivi e una progressiva integrazione da parte delle famiglie presenti da più anni, soprattutto di quelle con figli nati e cresciuti in Italia. Alla fine del 2014 gli stranieri rappresentano il 12,5% dei residenti, mentre tra i nuovi nati del 2014 gli stranieri sono il 20,3%. La crescita della popolazione si è invece sostanzialmente arrestata, al pari della crescita della componente straniera».

Il tema centrale si sposta da quello dell’accoglienza a quello della cittadinanza. «Ho sempre sostenuto questa necessità, concedendo ad esempio la cittadinanza onoraria per i minori stranieri nati in Italia e residenti a Rimini (0-18 anni) che hanno aderito all’iniziativa “Rimini sono anch’io!”, che ha visto coinvolte 400 famiglie. Un’esperienza nata per stimolare il dibattito nazionale sul tema dello ius soli. Ribadisco che una piena cittadinanza passa dal diritto-dovere di sentirsi parte attiva della propria comunità. Ricordiamo che questi bambini frequentano le nostre scuole, parlano spesso solo la nostra lingua e a volte neppure hanno mai visto la terra di origine dei propri genitori. Un esempio molto concreto è quello che riguarda le scuole di diverso ordine e grado, dove la popolazione straniera presente rappresenta poco meno del 10% arrivando a superare abbondantemente quota 1.500 alunni. Famiglie in cui è forte la volontà e il desiderio di partecipazione attiva a quella che ormai sentono come la propria comunità, e di sentirsi dunque a tutti gli effetti identificati come cittadini a pieno titolo, sopratutto ma non solo da parte delle seconde generazioni».

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