Picchia per un anno mamma e papà, il giudice la "caccia" da casa

Rimini

RIMINI. La prima notte fuori casa, così come stabilito dal giudice Fiorella Casadei su richiesta del sostituto procuratore Paola Bonetti, l’ha trascorsa alla Capanna di Betlemme, casa famiglia per senza tetto della Papa Giovanni XXIII. Poi, dal 6 gennaio, è tornata a vivere con gli zii da cui si era trasferita da alcune settimane.

E lì resterà, se lo vorrà perchè da alcuni mesi è maggiorenne, fino a quando non verrà revocato il provvedimento che le vieta di avvicinarsi alla sua famiglia naturale.

Mezzo chilometro, 500 metri, la distanza fissata dal giudice per il reato di maltrattamenti in famiglia. Per un anno circa, infatti secondo l’accusa, ha vessato, minacciato, picchiato mamma e papà, colpevoli di non voler soddisfare le sue continue richieste da adolescente in lite con tutto il mondo.

Genitori che «innumerevoli volte» hanno scritto i carabinieri nella loro segnalazione presentata prima alla procura della Repubblica del tribunale dei Minori di Bologna (tutto è iniziato quando la ragazza aveva 17 anni) e poi a quella dei “grandi” di Rimini, sono stati costretti a chiedere aiuto ai militari per frenare quella furia scatenata. L’ultimo, in ordine di tempo a settembre, una manciata di giorni dopo il compimento dei 18 anni, quando oltre ai “soliti” insulti e colpi proibiti, è stata fatta saltare una porta a vetri di casa.

Aggressione scattata dopo che mamma e papà si erano rifiutati di darle l’ennesima paghetta e accompagnarla in un tour tra gli amici. “Scenate” che quasi sempre, ulteriore aggravante, sono avvenute davanti alle sorelle di 12 e 16 anni.

Ieri mattina durante l’udienza di convalida davanti al giudice Casadei (un altro procedimento per gli episodi da minorenne è aperto a Bologna), assistita dal legale di fiducia, l’avvocato Flavio Moscat, la ragazzina che da anni ha smesso di studiare, non lavora (solo saltuariamente dà una mano al padre), ha detto di non sapersi spiegare perchè ad ogni rimprovero dei genitori scattasse tanta rabbia «anche perchè, subito dopo lo scontro, mi pentivo di quello che avevo fatto».

L’avvocato Moscat non ha presentato nessuna istanza al giudice. Ha annunciato invece di voler mettere la sua assistita in contatto con un professionista che la liberi dalla sua aggressività.

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