Mamma e bambino uccisi sulla corsia d'emergenza

Rimini

RIMINI. La tragedia di Natale ha il volto di un bambino di nove mesi, Umar, e della sua giovane mamma Samina, morti all’interno dell’auto su cui viaggiavano la mattina del 25 dicembre, a cinquanta 50 metri dall’uscita di Rimini sud. La famiglia Jovinda non ha mai raggiunto i parenti che li attendevano per passare insieme le feste: Kalid, il papà 37enne e Abdullah, il figlio di due anni, sono ricoverati all’ospedale Bufalini di Cesena, in condizioni gravi il piccolo, fuori pericolo e cosciente il padre. E’ stato lui ieri mattina a ricostruire insieme agli agenti della polizia autostradale di Forlì l’incidente, ma più che altro a spiegare perchè, venerdì mattina verso le 9, l’uomo abbia deciso di fermarsi sulla corsia di emergenza dell’autostrada, in direzione nord, dove è stata violentemente tamponato da un’auto che stava per uscire al casello: uno scontro che non ha lasciato scampo a mamma e figlio, e che ha costretto al ricovero anche il conducente della Opel Corsa che è finita addosso alla famiglia.

Un probabile guasto, una spia che si è accesa nel cruscotto della Fiat Punto, questo il motivo che ha spinto Kalid Jovinda a fermarsi nella corsia d’emergenza, appena prima della rampa che permette l’uscita al casello di Rimini sud. L’uomo, pakistano, operaio in una ditta di scarpe dove lavora come stampista, era partito dalla sua casa di Civitanova Marche dove abitava con moglie e due figli, per andare a passare le feste da parenti. Samina e i due figli erano seduti dietro quando è piombata loro addosso la Opel Corsa guidata da un fanese 44enne. Ad ucciderli sarebbe stata una delle due bombole di metano posizionate nel vano bagagliaio: l’urto l’ha staccata dal suo alloggio ed è finita sopra mamma e due figli, uccidendo il piccolo Umar, nato ad aprile, e mamma Samina Koussar, 27 anni e ferendo gravemente Abdullah, due anni. La scena che si è presentata ai soccorritori è stata terribile: la Punto dopo essere stata tamponata si è girata su se stessa fermandosi in mezzo a una corsia; gli effetti personali si sono sparpagliati sull’asfalto e personale del 118 e vigili del fuoco, insieme alla polizia autostradale, hanno dovuto coprire l’abitacolo sventrato con un tappeto prima che i corpi di mamma e figlio fossero portati via. Il tratto di autostrada è stato chiuso per circa tre ore per permettere i rilievi dell’incidente e ripulire le carreggiate.

Se il motivo dello stop dell’auto a bordo della quale viaggiava la famiglia pakistana di Civitanova sembra essere chiaro è ancora tutta da ricostruire la dinamica dello scontro. Appare probabile che la Opel Corsa condotta dal fanese dovesse uscire al casello di Rimini Sud, motivo per il quale si sarebbe spostata un po’ in anticipo, circa 50 metri prima della rampa di uscita. Ma non è chiaro a che velocità procedesse, se il 44enne fanese non abbia visto la Punto ferma per una distrazione o se a sua volta abbia avuto un malore o anche se fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o alcol. Per questo sono stati disposti gli esami tossicologici che daranno il loro esito nei prossimi giorni. L’uomo, ex ristoratore e impiegato presso un albergo di Pesaro, è ricoverato con una prognosi di 30 giorni all’ospedale Infermi di Rimini ma non è ancora stato sentito dagli agenti della polizia autostradale che indagano sull’incidente.

Ieri mattina intanto due dei cinque fratelli di Kalid hanno fatto il riconoscimento delle salme di Samina e del piccolo Umar presso l’obitorio dell’ospedale. I familiari degli Jovinda sono stati raggiunti solo ieri mattina. Dopo l’incidente, una volta identificati gli occupanti della Fiat Punto, più volte agenti di polizia si sono recati presso le loro abitazioni a Civitanova Marche ma non hanno trovato nessuno. E’ stato solo dopo avere ritrovato il biglietto lasciato dagli agenti che i familiari dei pakistani hanno saputo dell’incidente. E dopo il riconoscimento delle salme sono corsi in ospedale a Cesena ad accertarsi delle condizioni di Kalid e del piccolo Abdullah.

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