Banca Carim, entro giugno nuova ricapitalizzazione da 30 milioni di euro

Rimini

RIMINI. Una nuova ricapitalizzazione da 30 milioni di euro entro i primi sei mesi del 2016 per poi procedere con un ulteriore innesto di capitali che potrebbe portare la cifra finale vicino al raddoppio (circa 60 milioni).

Il dg. Banca Carim dovrà presto immettere nuova liquidità nell’istituto sia per la parte pubblica che per salvaguardare gli investimenti futuri. «Dopo il commissariamento - spiega il neo direttore generale di Banca Carim Giampaolo Scardone - ci siamo trovati con 250 milioni di sofferenze e oltre 641 milioni di crediti deteriorati e una copertura di appena il 28,19%. Per riequilibrare i conti è stato compiuto uno sforzo immane che ha spesato circa 200 milioni di crediti ma non ci ha permesso di effettuare investimenti». In mezzo c’è pure il “sacrificio” del decreto Salva banche costato alla Carim 4,2 milioni di euro. «Ma ora è venuto il momento di andare avanti» puntualizza il dg. Con chi effettuare la ricapitalizzazione? «Per come si evolve l’economia oggi, in quattro mesi può cambiare tutto: lo sapremo solo fra un po’ di tempo. Però siamo sufficientemente attrattivi e speriamo che il territorio possa rispondere. Anche perché offriamo una redditività prospettica e non solo un afflato locale». Scardone nota: «E’ un momento molto particolare, dalla crisi alle nuove regole. Unicredit e Banca Intesa in poco tempo hanno già effettuato diverse capitalizzazioni: per Carim non sarà facile ma non è strano tornare a chiedere la fiducia del pubblico».

Il punto. La banca riminese è passata da 120 sportelli del periodo pre - commissariamento ai 79 di oggi. Il numero di dipendenti è diminuito di 75 unità «ma nessuno è stato licenziato, si è proceduto con esodi incentivati e prepensionamenti - rivendica la banca -. Poi abbiamo assunto a tempo indeterminato 34 giovani, già con noi con un contratto a termine che non sarebbe stato rinnovato».

Avanti tutta. Dal ritorno alla gestione ordinaria il tasso complessivo di copertura dei crediti in default è passato dal 28,19% al 41,20% (909 milioni, +46%), dato che induce una moderata fiducia. «Ora consideriamo conclusa la fase di ottimizzazione della rete e ci concentriamo sullo sviluppo - puntualizza il direttore generale -. Dovremo curare al meglio la diffusione e la capacità commerciale. Siamo pronti a mettere sul mercato anche nuovi modelli di servizi riferiti a una clientela precisa, mentre oggi i nostri prodotti sono troppo generalisti, validi per un periodo di crisi ma non per una fase di sviluppo. E vogliamo aiutare le famiglie a essere buoni imprenditori di se stessi».

Il piano del futuro. Già tracciate le linee guida del Piano industriale 2016 - 2017: «Dobbiamo ridurre l’incidenza patrimoniale e reddituale del credito anomalo». Scardone batte sui crediti non performing che oggi costituiscono il 68,80% delle quote: «Vanno allentati e per questo pensiamo alla cessione di parte del portafoglio. Mentre intendiamo diventare una banca di riferimento del risparmio gestito. Dobbiamo valutare ogni opportunità di partnership strategica e industriale. Abbiamo risorse, idee e perseveranza: i progetti sono ambiziosi».

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