Arresti domiciliari per Arcangeli

Rimini

RIMINI. Si erano presentati come i salvatori della patria. Di quel marchio, Valleverde, diventato un simbolo del made in Italy, ai piedi del pilota della Ferrari Eddie Irvine e della star hollywoodiana Kevin Costner, e che stava camminando nella polvere dopo aver azzerato tutto il proprio capitale sociale. E quando procura e guardia di finanza hanno iniziato a tenerli d’occhio, fecero acquistare ai dipendenti (18 gennaio del 2014) una pagina intera de Il Sole 24, dove in una lettera aperta al capo dello Stato Giorgio Napolitano, al premier dell’epoca Enrico Letta, ai ministri dell’Industria, dell’Economia, al Consiglio superiore della magistratura sparavano a zero sul giudice e il curatore del fallimento della Spes la società nata dalla ceneri della Valleverde Spa rei, a loro dire, di mettere i bastoni nelle ruote nell’operazione di rilancio dell’azienda di Coriano.

Broken shoes. Una “favola” costruita ad arte che ieri ha visto la stesura di finale a sorpresa con la conclusione dell’operazione Broken shoes (scarpe rotte). Il nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della guardia di finanza di Rimini guidato dal tenente colonnello Marco Antonucci, ha dato corso a sei ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari firmate dal Gip Vinicio Cantarini su richiesta del sostituto procuratore Luca Bertuzzi. Destinatari dei provvedimenti sono Armando Arcangeli, 71 anni, fondatore della Valleverde Spa; il suo storico direttore generale Antonio Gentili, 48 anni il prossimo 23 dicembre, nato a Novafeltria e residenza a Pesaro. E quattro degli “industriali” lombardi sbarcati in Romagna, come raccontano i “piani operativi” finiti nelle mani delle fiamme gialle nell’anno di indagini per svuotare di tutti i beni l’azienda di Coriano e far risventolare la bandiera Valleverde nel nord est. Si tratta di Enrico Visconti, 50 anni, e Anna Maria Soncina, 51, entrambi residenti a Desenzano sul Garda; Ernesto Bertola, classe ’54 da Pedenghe sul Garda; David Baruffi, 58 anni, mantovano di Castiglione delle Stiviere. Ad altri due indagati la misura cautelare è stata applicata “solo” per i sequestri. Destinatari il sammarinese Valerio Scarano, 62 anni, e il riccionese Venanzio Zangheri, classe 1944.

Per tutti l’accusa è di bancarotta fraudolenta mentre Arcangeli deve rispondere anche di evasione fiscale per aver nascosto al Fisco proprietà e contanti per circa 9 milioni di euro attraverso quattro società a lui riconducibili e poste sotto sequestro e ora proprietarie anche della villa con parco del patron Valleverde a Riccione. L’ammontare totale dei beni sequestrati, la cui gestione sarà affidata a un amministratore giudiziario, è di circa 19 milioni di euro.

La genesi. Il sacco di Coriano inizia a scricchiolare il 5 giugno del 2013, quando viene dichiarata fallita la Valleverde Spa ora Spes. Il giudice revoca il concordato preventivo cui era stata ammessa perchè la neonata Valleverde srl non fa fronte a nessuno degli impegni presi con il tribunale. Gli “imprenditori” bresciani pagano solo gli stipendi per tenere buoni e poter strumentalizzare i lavoratori. Si tengono invece in tasca i crediti commerciali, i soldi delle royalties e quanto incassano dalla “pulizia” del magazzino: prodotti finiti e materie prime.

La finanza mette così mano su carte dal contenuto inequivocabile che, stando all’accusa, raccontano anche dell’accordo tra Arcangeli e la nuova gestione e di come lo storico patron ha ottenuto la garanzia di non veder intaccato quanto messo al sicuro a San Marino.

La nuova società. La Valleverde sta finalmente tornando a sorridere, l’ultima volta era successo quando nella stanza dei bottoni sedeva il curatore fallimentare, grazie alla Silver1 di Fusignano, proprietaria del marchio dallo scorso maggio. «Vogliamo che sia estremamente chiaro che la nuova proprietà del marchio Valleverde è totalmente estranea a queste inchieste - afferma il presidente di Silver1 Elvio Silvagni - noi stiamo investendo moltissimo per la rinascita del marchio che abbiamo acquisito solo da sei mesi, con l’obiettivo di ricreare un importante polo calzaturiero romagnolo, potenziando l’occupazione del territorio, ed in particolare a Coriano».

Enrico Chiavegatti

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