Bidello insulta bambina musulmana

Rimini

RIMINI. Un collaboratore scolastico di una scuola primaria del Riminese rischia una denuncia per l’ipotesi di reato di “discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. L’uomo, italiano, sessantenne, all’interno della scuola avrebbe rivolto una frase ingiuriosa a una bambina di origine straniera e di religione musulmana (non vengono forniti ulteriori dettagli che possano rendere riconoscibile anche indirettamente la minore parte offesa nella vicenda). «Ma perché non ve ne tornate a casa vostra?». C’è chi è pronto a testimoniare che per rincarare la dose, e sempre all’indirizzo dell’alunna, avrebbe poi aggiunto anche «sporchi musulmani». L’episodio, i cui contorni saranno chiariti dalla polizia (gli agenti stanno scrivendo un rapporto da trasmettere al magistrato al quale spetteranno le valutazioni del caso), si è verificato nei giorni scorsi, durante l’intervallo della ricreazione. Il bidello si sarebbe avvicinato al capannello dei bambini che, travolti nelle ore precedenti da edizioni speciali dei telegiornali e commenti non sempre appropriati dei genitori, commentavano tra loro i tragici fatti di Parigi. Neppure i poliziotti sono riusciti ancora a ricostruire alla lettera il dialogo incriminato, ma a quanto risulta l’uomo avrebbe fatto notare - rivolto alla piccola di origine straniera - qualcosa del genere: «Avete fatto 132 morti» (ma c’è chi dice che abbia semplicemente fatto riferimento al numero delle vittime). La bambina, sentendosi attaccata dall’adulto (che non aveva né titolo, né ragione, né la sensibilità necessaria per affrontare con gli alunni un argomento così delicato), deve essersi sentita improvvisamente sola. Ingiustamente colpevolizzata. A quel punto avrebbe a sua volta pronunciato una frase - probabilmente sentita pronunciare da qualcun altro - secondo la quale non era vero e che i morti erano stati soltanto tre. Il bidello avrebbe reagito in preda alla rabbia e al pregiudizio. Dimenticando di avere di fronte soltanto una bambina, avrebbe invitato ad alta voce tutti gli «sporchi musulmani» a «tornarsene a casa». Il protettivo intervento di una delle maestre, allarmata per i toni della discussione, ha riportato la calma, ma i chiarimenti non sono finiti con un rimprovero al collaboratore scolastico lungo i corridoi della scuola. Non è un caso, infatti, che l’episodio sia finito sulla scrivania della questura. Gli agenti hanno cominciato a svolgere discretamente le indagini del caso, per ricostruire le circostanze del battibecco. Un dettagliato rapporto sarà presentato al magistrato che deciderà se agire penalmente o meno nei confronti del bidello. L’autorità scolastica potrebbe però prendere autonomamente dei provvedimenti nei suoi confronti. Il dirigente scolastico esprime il suo sconforto. «Incentriamo il nostro lavoro sul rispetto dell’altro e avevo invitato ad affrontare in modo trasversale l’argomento, senza scadere in considerazioni politiche». Per evitare soprattutto che gli allievi di cultura islamica si sentissero isolati e guardati con sospetto dai loro compagni italiani. Tanta attenzione per trovare le parole giuste e proteggere i bambini dall’orrore si scontra con l’improvvido intervento di un collaboratore scolastico. Qualcosa di più di un semplice “incidente”, ma il segnale evidente di come i fatti di Parigi rischiano di mettere a dura prova anche le migliori intenzioni di integrazione. Uno spiraglio, intanto, viene dal padre della bambina: informato dell’accaduto, pare non essere intenzionato a sporgere denuncia. Sua figlia rischia di essere due volte vittima: del razzismo di alcuni e di una distorta decodifica di fatti difficili da spiegare sia a scuola sia in famiglia.

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