CORIANO. Una volta celebrato il funerale, al momento della tumulazione, nel cimitero di Cerasolo-San Patrignano, per i familiari del defunto è arrivata la macabra sorpresa. Con stupore e turbamento, una volta “smurata” la chiusura temporanea hanno appreso che il loculo di loro proprietà e destinato al parente morto era già “occupato”. All’interno, infatti, erano stipate undici cassettine di zinco contenenti le spoglie di altrettante persone. Su sette di quelle era indicato – su un foglietto di carta – il nominativo del defunto, mentre altre quattro erano del tutto prive di indicazioni. “Cassetta sconosciuto”. L’accaduto risale a un mese e mezzo fa. Alla sorpresa si è aggiunto un vero e proprio mistero. L’impresa di edilizia cimiteriale che gestisce i servizi del camposanto ha infatti effettuato una serie di verifiche nei propri uffici, spulciando negli archivi (cartaceo ed elettronico) messi a disposizioni dai precedenti gestori: i nominativi dei foglietti (otto in tutto perché in una cassettina c’erano i resti di due persone, quattro uomini e quattro donne italiani e con cognomi diffusi nel territorio) non risultano registrati in alcun modo. Ammesso che le ossa corrispondano ai nominativi, quindi, non dovevano trovarsi nel cimitero di Cerasolo-San Patrignano. Da dove vengono dunque i resti, come sono potuti finire in un sepolcro vuoto all’insaputa del proprietario? E come è possibile che quattro cassettine siano addirittura anonime?
Alle domande cercherà di dare risposta l’inchiesta della procura di Rimini (pm Davide Ercolani). Gli agenti della polizia municipale infatti, dopo aver eseguito i primi rilievi, hanno informato della vicenda il magistrato di turno che ha disposto il “sequestro” delle ossa e il trasferimento presso la camera mortuaria del cimitero di Coriano. Si ipotizza quantomeno la violazione delle disposizioni in materia di polizia mortuaria, prevista da un regolamento, ma potrebbe anche esserci dell’altro.