Rapuano, il vigile che fischia in serie A

Rimini

RIMINI. In settimana veste i panni dell’agente della polizia municipale, il suo lavoro ufficiale. Il sabato e la domenica calca i campi di calcio e il 23 settembre scorso ha esordito nella massima serie, nella partita Palermo-Sassuolo, finita con la sconfitta casalinga dei rosanero per 0-1.

E’ lì che Antonio Rapuano, 30enne riminese, era impegnato nel ruolo di addizionale. Tradotto: uno dei due arbitri che si deve occupare di quanto accade in area di rigore e dei “gol fantasma”; verificare, quindi, se la palla ha varcato la linea di porta o meno. Il fischietto riminese se l’è cavata egregiamente, tanto che il 29 ottobre scorso è stato nuovamente scelto, sempre come arbitro addizionale, nella sfida di campionato tra la Sampdoria e l’Empoli, finita 1-1 al Ferraris di Genova.

Due partite complicate, così com’è complicato affrontare a volte il pubblico inferocito sugli spalti o i giocatori che reagiscono con veemenza a un rigore dato o non dato. Ma di sicuro il 30enne di Rimini è abituato a mantenere il sangue freddo: basti pensare che nel gennaio del 2014, assieme ad altri 18 colleghi della polizia municipale, è stato insignito di un encomio per avere portato a termine l’operazione Kebab connection, grazie alla quale è stata smantellata una rete di spacciatori di droga a Borgo Marina, sono state arrestate 53 persone a cui sono stati addebitati 470 capi di imputazione.

Insomma, Rapuano deve essere abituato a mantenere i nervi saldi, anche nel rettangolo di gioco visto come la carriera sta decollando. Contattato al telefono, l’agente-arbitro ha chiarito che non rilascia alcuna dichiarazione pubblica. Ma a parlare per lui ci sono i fatti: dopo tre anni di militanza in Lega Pro, l’ultima chiusa con l’ottima direzione nella finale d’andata dei play-off tra Como e Bassano, da agosto è salito in serie B come primo fischietto e come arbitro addizionale in serie A.

Insomma, brucia le tappe e a dare un’occhiata in casa non è strano che il 30enne riminese stia salendo i grandini: il padre, maresciallo dell’aeronautica, è stata una giacchetta nera nel ruolo di assistente in serie B. Non solo: a fare l’arbitro è anche il cugino, in Campania, che si sta facendo le ossa in Lega Pro. Una passione e un talento di famiglia, insomma.

E ora, fischietto in bocca, restano da fare gli ultimi passi in avanti nella massima serie, puntando a una ennesima promozione e alla direzione di una gara in A. In cui, c’è da giurare, l’agente-arbitro, si farà trovare pronto.

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