«Non mi ha maltrattata: liberatelo»

Rimini

RIMINI. «Ci vogliamo bene e spero che lui possa tornare a casa al più presto e dimenticare questa brutta vicenda, frutto soprattutto di equivoci e pregiudizi: se il mio compagno fosse stato italiano come me e non albanese penso che ci avrebbero pensato un po’ più prima di sbatterlo in prigione. O perlomeno avrebbero ascoltato il mio parere». A parlare è la donna del giovane albanese arrestato nei giorni scorsi per maltrattamenti in famiglia, sulla scorta soprattutto della testimonianza del padre di lei, 72enne, profondamente prostrato per l’accaduto e pronto se non proprio a ritrattare le accuse al genero («Merito di andare in carcere al posto suo») quanto meno a ridimensionarle. «Avevo assistito a una lite accesa e mi sono intromesso, prendendo le parti di mia figlia- racconta l’uomo - : poi sono andato dai carabinieri, ma per sfogarmi e chiedere consiglio in un momento di rabbia. Non sono stato informato e non immaginavo le conseguenza». L’intera famiglia si stringe adesso attorno all’accusato, difeso dagli avvocati Paola Zavatta e Genny Quadrelli. «Abbiamo chiesto di essere interrogati, speriamo che ci chiamino al più presto per chiarire la situazione: lui non è un uomo violento né pericoloso, come invece è stato descritto su qualche giornale». Quando i carabinieri sono andati a prenderlo sono caduti dalle nuvole. Le liti erano alle spalle, il suocero si era riappacificato e gli aveva appena affidato le chiavi della sua auto. «Maltrattamenti? - racconta la donna - Non ritengo di essere stata maltrattata, non sono una stupida, viviamo a casa dei miei genitori e in caso di prepotenze l’avrei messo alla porta. La verità è che siamo due impulsivi, due pazzi, che però non smettono di amarsi. Io ho la lingua lunga e faccio perdere la pazienza, se qualche volta è volato uno schiaffo non sono stata a guardare, ma gliel’ho restituito». La donna ammette che nel periodo finito nel mirino dell’indagine dei carabinieri la tensione in casa era altissima. «Le discussioni riguardavano una gravidanza che non mi sentivo di portare a termine: lui non era d’accordo sull’interruzione, è un buon padre, abbiamo una figlia che lo adora: è in questo contesto che si inserì mio padre...». Il 72enne raccontò ai carabinieri di aver ricevuto una testata e poi si sfogò sui continui battibecchi a cui capitava di assistere in casa. «Non volevo fare del male a nessuno», spiega adesso. «Chiediamo al giudice di scarcerarlo al più presto: siamo pronti ad accoglierlo a braccia aperte».

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