Passo indietro di De Meis: lascia la presidenza del Cda

Calcio

RIMINI. La notizia del cambio di allenatore ne ha offuscata un’altra, passata sotto silenzio, quella del cambio di “presidente” (del Cda). L’associazione calcio Rimini 1912, infatti, da una settimana è nelle mani del direttore generale Angelo Palmas, nominato dall’assemblea amministratore unico dopo l’azzeramento del precedente consiglio d’amministrazione. Si è fatto da parte, almeno formalmente, Fabrizio De Meis: da qualche giorno non ricopre più alcuna carica ufficiale nella società, sebbene ne sia proprietario: il “patron” è infatti amministratore unico e socio di maggioranza del “Gruppo Cocoricò”, detentore del 100 per 100 delle quote del Rimini. Per la prima volta dopo molti anni, infatti, a seguito di interventi sul debito e sul capitale, nella compagine non figurano più neppure le quote simboliche degli Amici del Rimini e del supertifoso Marcello Massari. Ma le novità non finiscono qui. Il capitale sociale passa da 100mila euro a 10mila euro: il Gruppo Cocoricò si sarebbe trasformato da società per azioni in società a responsabilità limitata. Sindaco revisore, infine, è stato nominato un professionista salernitano di 55 anni in sostituzione del precedente, una riminese.

Palmas era già stato amministratore unico dell’Ac Rimini 1912, tra la metà di dicembre 2014 e la fine di gennaio 2015. E’ probabile quindi che le cose possano cambiare ancora, e tornare al passato nel giro di poche settimane nel corso delle quali il dirigente si troverà ad affrontare le scadenze fiscali da una parte e quelle federali dall’altra. Le ultime incombenze, come spiegato dal patron nei giorni scorsi, sono state saldate regolarmente. «Non ci sono problemi e comunque la società ha un atteggiamento di assoluta trasparenza», ha assicurato De Meis.

C’è chi ipotizza che i movimenti societari potrebbero essere una contromossa rispetto alle azioni messe in cantiere dai soci mancati dell’estate scorsa: con gli “inglesi” c’è infatti un contenzioso aperto. In sede civile hanno chiesto al Tribunale delle imprese di Bologna la revoca degli amministratori (oltre al sequestro del trenta per cento delle quote che intendevano acquistare), ma è partito anche un esposto penale. Alla base della controversia c’è il passo indietro fatto dagli “inglesi” dopo la “due diligence”: l’analisi dei conti, a loro avviso, avrebbe fatto emergere una mole debitoria maggiore a quella ipotizzata nel corso della trattativa. Per lo più si tratta di strascichi del pesante fardello della precedente gestione ereditato da De Meis, ma sull’interpretazione delle clausole è guerra aperta e decideranno i giudici.

Nel frattempo quello che interessa i tifosi, al di là delle dovute rassicurazioni, è una prospettiva certa che dia serenità alla squadra in un momento delicato. Non aiutano, in questo senso, le richieste di pignoramento e istanze di fallimento messe a punto da ex consulenti e fornitori di servizi della società, né l’avvio di presunte trattative di “rientro” con una banca della zona. Tantomeno le pretese di qualche giocatore. Di fronte all’eventuale apertura di nuove falle non è più scontato l’intervento di mediazione del Comune, come avvenuto in passato, così come neppure l’indiretta forma di pressione tradizionalmente esercitata dagli appassionati, disorientati di fronte a un futuro poco chiaro.

Il momento no, non soltanto sul campo, coincide con lo stop amministrativo imposto per quattro mesi al Cocoricò per motivi legati all’ordine pubblico, alla salute e alla sicurezza. Si vocifera di una riapertura in grande stile per il 5 dicembre, ma almeno in teoria musica e pallone viaggiano su binari separati: il “Gruppo Cocoricò” detiene il marchio del locale, ma non è direttamente impegnato nella gestione né ha la proprietà dei muri. De Meis, che non si è mai tirato indietro, saprà fare chiarezza ancora una volta e indicare con realismo gli obiettivi da perseguire sul campo come dietro alla scrivania. Giocatori, tifosi e vecchi creditori meritano di conoscere a che cosa preludano i cambiamenti societari.

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