Ucciso da un infarto mentre gioca a calcetto

Rimini

RIMINI. L’hanno rianimato per più di un’ora a bordo campo. E molti altri minuti quando è arrivato al pronto soccorso. Ma purtroppo tutto questo non è servito: Roberto Ciappelloni, 48 anni commerciante di materiale elettrico, scapolo, che con la famiglia abitava al villaggio Ina, non ce l’ha fatta. Un infarto ha bloccato il cuore che per due volte la settimana, da anni, lo portava con altri 15 amici a sfidarsi a calcetto sul campo di don Pippo. Un corto circuito mai annunciato. Non soffriva infatti di patologie cardiache e per questo la direzione sanitaria dell’ospedale Infermi, se la famiglia darà il nullaosta, oggi eseguirà l’autopsia.

Il dramma di Roberto e dei suoi amici è iniziato lunedì alle 19.20. Da venti minuti le squadre avevano preso possesso del rettangolo verde, una passione quella del calcetto che li portava da don Pippo da anni due volte la settimana. Roberto stava per battere la rimessa in campo quando si è accasciato a terra.

I soccorsi sono stati immediati. La struttura da tutti conosciuta come il campo di don Pippo ma, in realtà, sede della Sanges una delle società calcistiche più blasonate della città, da quattro anni ha in dotazione un defibrillatore. Macchina salvavita che però non è stato possibile utilizzare. La mamma medico di uno dei pulcini della Sanges che si stavano allenando, subito accorsa, non ha fatto accendere la macchina. Roberto aveva le labbra serrate, una scarica l’avrebbe ucciso. Per questo il personale del 118 intervenuto (ambulanza e automedicalizzata con rianimatore) per 70 minuti lo hanno sottoposto a massaggio cardiaco. Sul posto nel frattempo sono intervenuti anche i carabinieri. Il cuore di Roberto, seppur debolmente, ha ricominciato a battere. Così l’uomo è stato caricato nell’ambulanza che a sirene spiegate è arrivata fin sulla rampa del pronto soccorso. Qui è stato preso in carico dai medici di turno che senza soluzione di continuità hanno continuato nell’intervento rianimatorio iniziato dai colleghi sul campo. Sforzi che, purtroppo, non l’hanno strappato alla morte. «Uno strazio» così commentano dal campo di don Pippo. «Sono un gruppo di amici favolosi, che è un piacere vedere giocare. Per loro il calcetto non è una sfida. Quando uno sbaglia si sprecano le risate. È un’occasione autentica per stare assieme. Infatti, finito di giocare, dopo la doccia, il rito era sempre lo stesso: una bella pizza. Una tragedia troppo grande».

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