«A Rimini pochi vaccini, c'è il rischio che il morbillo provochi il morto»

Rimini

RIMINI. La provincia di Rimini “odia” i vaccini, così l’Ausl lancia l’allarme: «Attenzione perché c’è il rischio che si arrivi al morto, specie a causa del morbillo».

I dati dell’Azienda sanitaria romagnola dicono, senza mezzi termini, che la vaccinazione sul territorio riminese è nettamente la più bassa dell’intera Emilia Romagna, ampiamente sotto la media rispetto a tutte le malattie prese in esame, dalle quattro vaccinazioni obbligatorie (difterite, tetano, polio ed epatite B) all’antipneumococco. Eclatanti i dati che riguardano la copertura antimorbillo (al 24° mese) dove Rimini si attesta al 77,5% rispetto a una media regionale dell’88,3% (Piacenza raggiunge il 91,9%), oppure l’antimeningococco (al 24° mese) dove il territorio si ferma al 77,1% rispetto a una media dell’88,3% (svetta sempre Piacenza con il 92,7%).

Numeri perfettamente rispecchiati dai bambini che, entro il primo anno di vita, non vengono sottoposti al vaccino obbligatorio. A Rimini gli obiettori sono 172, a Riccione altri 98 per un totale di 270 (su un totale di 291 non vaccinati), ben oltre la metà dell’intera Romagna in cui la quota di obiettori è pari a 571.

A fare il punto della situazione è Massimo Farneti, responsabile della Pediatria di comunità e del Consultorio familiare dell’Ausl Romagna.

Come mai le vaccinazioni vengono viste con tanta diffidenza?

«E’ un fatto storico. A Rimini c’è sempre stata una certa resistenza nei confronti delle vaccinazioni. Un dato eclatante dovuto alla presenza della più importante associazione contro le vaccinazioni che agisce in Italia. Avere una sede e organizzare incontri evidentemente crea un certo proselitismo. Casualmente poi, nell’area riminese, ci sono alcuni professionisti dell’area pediatrica che non sono molto propensi alla vaccinazione; mentre in altre zone della Romagna il gruppo dei pediatri è un monolite in favore delle coperture. Quella di Rimini è comunque una china che sta prendendo piede anche a livello nazionale: diciamo che qui è scoppiata prima».

Quali sono le malattie che possono dare più problemi?

«Pertosse e morbillo. La pertosse riguarda i bambini piccoli che vanno “coperti” velocemente. Perché ci possono essere casi aggregati in grado di provocare altissimi rischi.

L’altra malattia cattiva è il morbillo, in qualsiasi età, specie per gli adulti. Non tutte le malattie si attaccano allo stesso modo, ma il morbillo per le vie virali e la pertosse per quelle batteriche, sono all’apice dell’infettività e hanno una forte capacità di espansione».

Faccia un esempio?

«Diciamo che il morbillo può infettare 20 persone, la pertosse ne attacca 17 e la poliomielite due. Se la copertura per la meningite è bassa la cosa è preoccupante, ma ci aspettiamo uno o due casi all’anno: vacciniamo tremila persone per proteggerne uno. Il morbillo invece può colpire anche tremila persone su tremila».

Nel 2014 però, i dati Ausl a Rimini rilevano zero casi di morbillo?

«Bisogna stare attenti alle esplosioni epidemiche. Finchè la malattia non circola, possono esserci anche 10mila bambini, ma non attacca. Noi però temiamo sempre che si scateni il contagio. Qualche tempo fa un papà ha portato il figlio a Mirabilandia, un luogo in cui vi è l’unione di tante popolazioni diverse, ed il bimbo è tornato a casa con il morbillo. E’ accaduto nel territorio di Cesena alta, dove sono tutti vaccinati, e non vi è stato nessun caso secondario. Se questo fosse accaduto in un’altra zona, come quella di Rimini, magari il bambino avrebbe potuto attaccare il virus ad un altro. Stando a scuola o nelle comunità si innesca poi una sorta di catena di Sant’Antonio: e un caso ogni tremila può provocare il morto. Il morbillo è una malattia molto sottovalutata».

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