Ballerine "squillo" al night, cinque arresti

Rimini

RICCIONE. Senza la concorrenza degli altri locali notturni storici, i gestori di fatto del night club “La Perla”, avuto il locale in affitto dallo Stato, avrebbero potuto godersi il momento magico. Invece hanno peccato di quella che gli antichi greci definivano “Ubris”, nome che i carabinieri hanno dato all’operazione che ha portato cinque persone agli arresti domiciliari. Traducete il termine come volete, ma “tracotanza” può apparire appropriato se riferito a chi ha creduto di poter impunemente dare vita a un giro di squillo, magari per andare incontro alle richieste dei clienti, pur sapendo di essere sempre sotto la lente delle autorità. In realtà il rappresentante legale della società che si aggiudicò il bando risulta indenne dall’inchiesta coordinata dal pm riminese Paolo Gengarelli: non era lui a occuparsi della “Perla”, ma aveva delegato un parente. Rodolfo Luciani, 68 anni, di Comaccchio (Ferrara). Con lui agli aresti domiciliari, con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, sono finiti anche Vittorio De Leo, 33 anni, originario di Faenza (Ravenna), co-amministratore di fatto; Luca Lombini, 30 anni, nato a Castel San Pietro Terme (Bologna) e residente a Imola. Il nome che fa più rumore a Rimini è quello di Marco “Pucci” Cappelli, sessantenne, ex direttore di sala del night club. Un personaggio molto noto in città, una vita dedicata al mondo della notte: ventidue anni da buttafuori, dieci da “selector” in discoteca; poi responsabile della sicurezza, patron di un’agenzia di modelle e cubiste. Per gli investigatori Cappelli, incensurato e difeso dall’avvocato Marco Ditroia, si sarebbe adoperato per trovare la ragazze “giuste” a clienti o ex clienti del locale che si rivolgevano a lui con fiducia, in cambio di una percentuale. Il compenso per aver fatto da tramite tra domanda e offerta.

Il quinto uomo a finire nei guai è un cittadino albanese, Aurel Mekuli, 38 anni, ma lui con il sesso non c’entra: avrebbe rifornito di droga Lombini e De Leo che, decisi ad allargare le loro fonti di guadagno, avrebbero cercato di dedicarsi anche allo spaccio di cocaina, droga destinata alle ragazze e ai loro accompagnatori, ma da smerciare e consumare lontano dal night.

Secondo l’accusa (l’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip Vinicio Cantarini) alcune delle ragazze venivano ingaggiate come ballerine (e assunte regolarmente), ma non disdegnavano all’occorrenza di offrire prestazioni sessuali ai clienti interessati, previo un congruo “indennizzo” al locale. Stando all’inchiesta, pare che la disponibilità fosse uno dei requisiti richiesti al momento del reclutamento. Una notte una giovane moldava, messa alle strette, ha addirittura chiesto aiuto al 112. «Aiuto, qui al night vogliono che mi prostituisca, potete darmi una mano?». Gli incontri mercenari si svolgevano infatti all’esterno, in hotel o residence della Riviera. Niente di nuovo sotto il sole, ma decisamente troppo per un locale notturno che sapeva bene di dover sottostare alle clausole di trasparenza e legalità imposte, al momento della firma del contratto, dal giudice attraverso l’amministratore giudiziario Giancarlo Ferrucini. L’affitto era di 105mila euro all’anno per il primo dei sei anni di gestione. Il contratto era stato stipulato alla vigilia dell’estate 2014 dopo la consegna della fideiussione bancaria di pari importo. Violate le clausole di legalità, motivo di rescissione, per “La Perla” si profila lo spegnimento delle luci. I carabinieri del nucleo investigativo hanno trasmesso gli atti dell’inchiesta al giudice: sarà lui a disporre la chiusura del locale. Non è escluso che come per l’ex “Pepenero”, per evitare i “soliti” problemi il Gip Cantarini e l’amministratore giudiziario Ferrucini possano orientarsi su un altro tipo di attività, meno a “rischio”.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui