Falsi investimenti, truffato notaio

Rimini

RIMINI. Promettevano interessi da capogiro sul capitale investito nel giro di poche settimane. Pacchetti e offerte finanziarie ad alto rendimento anche attraverso, a loro dire, una banca romagnola. Un trucco grazie al quale hanno “spennato”, tra gli altri, un notaio.

 

Presunti autori della stangata sono due spregiudicati e sedicenti intermediatori finanziari, con tanto di lauree e conoscenze linguistiche, ma soprattutto dotati di faccia tosta e creatività. Accreditandosi come persone stimate e referenziate, anche attraverso la presentazione di personaggi della politica e della finanza, si sono guadagnati la fiducia di un notaio laziale “agganciato” in riviera. E lo hanno convinto a versare, attraverso quattro bonifici ravvicinati, 230mila euro. Un investimento breve, al massimo di tre mesi, con garanzia di restituzione con la capitalizzazione degli interessi maturati, non meno del 12 per cento. Per rendersi credibili i due - un 49enne di Monza, difeso dall’avvocato Mario Gregio, e un 52enne della provincia di Milano, residente a Rimini, difeso dall’avvocato Cristian Brighi - non hanno fatto solo ricorso alla loro millantata conoscenza dei mercati internazionali e alla reale padronanza dei termini tecnici, ma anche a vere e proprie prove attoriali. Agli appuntamenti con il notaio, ad esempio, si sono presentati a bordo di auto di lusso (una Bentley Continental e una Porsche Cayenne turbo, prese a noleggio), vestendo abiti firmati e sfoggiando orologi di marca. Lui, il “pollo”, è stato quindi convinto a versare temporaneamente i propri soldi presso un conto di un istituto portoghese, intestato, a sua insaputa, a uno dei due furbacchioni. Con il passare delle settimane, però, l’investitore non solo non ha ricevuto gli interessi pattuiti, ma non ha rivisto neppure un solo euro del capitale iniziale. Quando ha tentato di recuperare i quattrini bussando alla porta del riminese, questi ha cominciato ad addurre scuse sulla complessità dell’operazione e produrre (e inviare via e-mail) una documentazione falsa per convincere l’interlocutore della genuinità dell’operazione, alle prese con un mero ritardo. Per tranquillizzare l’investitore, che nel frattempo è rimasto in attesa per un anno e mezzo prima di sporgere querela, i due lo hanno invitato a un incontro a Milano con altri sottoscrittori, in un hotel a cinque stelle (superiore). Gli “ospiti” solo alla fine hanno scoperto che nessuno aveva pagato il conto per loro. Ai due intermediari sono stati appena notificati gli avvisi di conclusione delle indagini, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui