Si sostituisce al prete all'altare: assolto

Rimini

RIMINI. Salì sull’altare durante la funzione mattutina, tra lo stupore generale. Afferrò il microfono e, dopo essersi avvicinato al leggio, si sostituì al parroco durante l’omelia, proponendo ai fedeli, una trentina in tutto, le proprie astruse riflessioni sulla vita e sulla religione. Solo l’arrivo dei carabinieri interruppe la singolare predica che aveva comunque catturato l’ascolto dell’assemblea dei fedeli della messa mattutina. L’oratore, un ex idraulico di 53 anni residente a Rimini, finito a processo con l’accusa di “turbativa di funzione religiosa”, un reato previsto dal codice penale e punito con una pena fino a due anni di reclusione, è stato assolto nei giorni scorsi dal giudice del Tribunale di Rimini (dottoressa Liverani) perché “il fatto non costituisce reato”. L’uomo era difeso dall’avvocato Vincenzo Paci. I fatti risalgono alle 7.40 dell’11 dicembre 2009, un rigido venerdì mattina, durante la messa celebrata dal parroco don Antonio Renzini, nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria Santissima a Bellariva. Chiamato a deporre, il sacerdote aveva ripercorso l’episodio, unico nel suo genere. Alla lettura del Vangelo aveva notato che tra i fedeli ce n’era uno piuttosto agitato. Niente di preoccupante, almeno fino a quando il parroco non aveva cominciato l’omelia. Era stato a quel punto che l’uomo era salito sul “pulpito” e aveva chiesto di poter dire la sua. «Io ho acconsentito - aveva spiegato don Antonio in aula- e l’ho lasciato parlare». Una volta preso il microfono, però, l’uomo non l’aveva più mollato. Il suo discorso? Una serie di frasi sconclusionate, vaneggiamenti «senza alcuna attinenza con la messa e le letture del giorno». Dopo un attimo di esitazione e dopo avere tentato di calmare il disturbatore, il sacerdote si era arreso: era uscito nel sagrato e di lì aveva chiamato il 112: sul posto era intervenuta una pattuglia dei carabinieri e per l’artigiano, che non risultò neppure ubriaco ai successivi test, scattò la denuncia a piede libero con l’accusa di turbativa di funzione religiosa.

Il maresciallo descrisse la surreale scena che gli si presentò all’ingresso in chiesa. L’assemblea, composta per la maggior parte da signore anziane, ascoltava in silenzio e senza obiezioni quella strampalata “predica”, cominciata almeno dieci minuti prima, tra lo stupore generale. L’avvocato Paci, nell’arringa, aveva messo in rilievo come il momento dell’omelia preveda di fatto la possibilità di intervenire e di interloquire da parte dell’assemblea e sottolineato che non c’era stato nella parole dell’imputato alcun tono blasfemo né offensivo.

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