«Prendo la pistola e faccio una strage»

Rimini

RIMINI. «Stavolta prendo la pistola e faccio una strage». Una minaccia, nei confronti della moglie e delle persone a lei vicine, da prendere sul serio e non solo perché già condannato in passato per episodi analoghi: nel residence dove l’uomo vive, infatti, gli agenti della Squadra mobile hanno trovato un’arma semiautomatica 635 funzionante e con tanto di munizioni.

Così un trentanovenne ex poliziotto albanese, laureato in medicina ma che in Italia sbarca il lunario con lavori stagionali, è tornato in carcere in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Rimini Sonia Pasini.

E’ accusato di aver maltrattato l’ex moglie e la figlia e di averle minacciate di morte oltre che di incendiare loro casa, gesto già compiuto soltanto un paio d’anni fa. Condannato in primo grado a due anni e sei mesi di reclusione, era stato subito scarcerato in attesa degli ulteriori gradi di giudizio. Una perizia psichiatrica, sollecitata dall’avvocato difensore Piero Venturi, l’aveva giudicato capace di intendere e di volere sebbene fortemente stressato per la dolorosa separazione. Per qualche tempo era rimasto tranquillo, poi però, a partire dall’estate era tornato alla carica dimostrando di non aver ancora digerito la vicenda. Aveva cercato di buttare giù la porta di casa della moglie che non lo voleva incontrare ed era stato sbattuto in strada grazie all’energico intervento di un vicino della donna. All’arrivo degli agenti però l’uomo, invece di calmarsi si era scagliato contro di loro. Urla e spintoni, parole grosse: «Vi faccio in Albania ho prestato servizio nei corpi speciali della polizia, non ho problemi ad uccidere». Frasi che hanno reso necessario un approfondimento investigativo. L’ex moglie, nelle settimane successive, ha presentato una nuova querela riguardante gli episodi e le minacce degli ultimi mesi. Nel frattempo l’ex marito, accusato di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale per l’aggressione ai poliziotti, è rimasto ai domiciliari. Il sospetto, avvalorato dal ritrovamento dell’arma, è che stesse meditando una nuova spedizione contro quella che si ostina a considerare la “sua” donna.

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