Violenza, tremila donne sotto protezione

Rimini

RIMINI. L’anno scorso i tredici centri antiviolenza dell’Emilia Romagna hanno accolto circa tremila donne per proteggerle dalle vessazioni fisiche e psicologiche subite in ambito domestico.

E’ quanto riporta Paola Gualano, presidente dell’Associazione di volontariato “Rompi il silenzio” da dieci anni al fianco delle donne in difficoltà per fornire da una parte sostegno pratico e concreto, dall’altra un supporto morale capace di sostenere le proprie assistite nella crescita personale, ascoltandone e valorizzandone vissuto ed emozioni. L’occasione per riflettere su un fenomeno che assume l’aspetto di una vera emergenza sociale è la presentazione del libro “I Delitti della Romagna” (Nfc edizioni), di Andrea Rossini, alla Libreria Feltrinelli . «Il volume ha il merito di tenere vivo il ricordo di tante donne che non hanno avuto giustizia e restituisce loro dignità».

C’è differenza fra l’omicidio di una donna e il cosiddetto femminicidio e femicidio?

«In comune hanno la soppressione della vita umana da parte di un altro essere umano ma nel femicidio l’elemento distintivo è l’uccisione per motivi di genere. Parliamo di donne uccise perché donne. Il femicidio è la condanna senza appello di un comportamento che è al di fuori del tradizionale ruolo della donna».

Il problema riguarda il “maschio”, una mentalità difficile da cambiare?

«Ci sono uomini che ancora attribuiscono alle donne il dovere di obbedienza assoluta, padri che impongono alle figlie stili di vita che non le rappresentano e sono pronti a sacrificarle in nome di un’insana idea di onore. Ci sono mariti che ritengono le mogli proprietà esclusive ed ex che, non accettando la fine di un rapporto, sfigurano la donna che dicono di amare perché non sia di nessun altro. Ci sono uomini che credono di poter fare ciò che vogliono con un essere umano solo perché si prostituisce o che si arrogano il diritto di giudicare e punire chi ha un orientamento sessuale ritenuto inaccettabile».

L’educazione potrebbe svolgere un ruolo fondamentale?

«I numeri ci dicono che assistiamo a un vero massacro, in Italia una vittima ogni due giorni, i giornali riportano a giorni alterni la notizia di una giovane donna che viene trucidata per aver detto no al marito, al fidanzato all’amante. Senza contare i casi di uomini che perseguitano ossessivamente le donne che dicono di amare con minacce, inseguimenti o intimidazioni. Eppure la coscienza sociale non appare turbata quanto dovrebbe. Le spiegazioni possono essere tante, ma di certo hanno a che vedere con il modo in cui la cultura di massa tratta e vede le donne. Con l’incapacità aracaica che Io ti amo e quindi ti posseggo è ancora l’algoritmo di molti rapporti sentimentali. L’amore-possesso, quando è posto in discussione dal pensiero autonomo dell’amata, mette in crisi l’identità dell’amante che per paura si trasforma in mostro».

Anche dopo i recenti casi di violenza sessuale a Rimini i consigli sono stati i soliti: evitate la spiaggia, non indossate abiti succinti, fatevi sempre accompagnare...

«Si preferisce insegnare alle donne come vestirsi per non essere stuprate: indichiamo loro percorsi sicuri in città e a che ora possono uscire e ritirarsi in casa. In rete esistono tutorial e siti che insegnano a nascondere i segni delle botte: Applicate il correttore delicatamente, altrimenti fa male, recita un blog specializzato. Per coprire un occhio nero, meglio il cerone del normale correttore, si spiega in un forum. Ed è sempre su internet che si può leggere, con orrore e assoluta inerzia, il prezzario-bestiario dell’Isis sulla vendita delle donne suddivise in fasce d’età oppure le regole per un soddisfacente, sicuro ed economico turismo sessuale». Dieci anni di “Rompi il silenzio”, possono sembrare lunghi, ma la strada da fare è ancora tanta.

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