Marito finisce in manette dopo l'udienza

Rimini

di ANDREA ROSSINI

RIMINI. «Mamma, per favore, non andare a Rimini perché il babbo se ti trova ti ammazza: lui mi ha detto dimmi dov’è che la trovo e l’ammazzo...». A proteggere la donna, poco più che trentenne - collocata da qualche tempo in una struttura protetta assieme al bambino per sfuggire alle minacce dell’ex marito - ci ha pensato l’ordinanza del Gip che ha disposto per l’uomo la misura di custodia cautelare in carcere. Un provvedimento, richiesto dal pm Davide Ercolani, che si è reso necessario necessario, anche sulla scorta della documentazione raccolta dalla squadra mobile di Rimini. Il timore era che potesse mettere in atto i propositi sbandierati in giro, l’ultima volta appena due settimane fa alle assistenti sociali. «Se la trovo la ammazzo». L’ordinanza è stata notificata all’uomo ieri mattina in tribunale, all’uscita dell’udienza di separazione. Tutto si è svolto regolarmente e l’accusato ha tenuto un comportamento civile (poliziotti in borghese lo tenevano d’occhio ed erano pronti a intervenire in caso di necessità), ma una volta nel corridoio ai polsi sono scattate le manette. Deve rispondere di stalking e maltrattamenti. La “persecuzione”, descritta nelle querele della parte offesa, assistita dall’avvocato Aidi Pini, andrebbe avanti da quattro anni.

Maltrattamenti, con schiaffi, spintoni e minacce di morte, Nel dicembre 2014, dopo aver picchiato la moglie, lui le avrebbe addirittura puntato un coltello da cucina alla gola “avvisandola” che le avrebbe messo della droga nella borsa per farla arrestare, allo scopo di prendersi l’affidamento del figlio (viene omesso ogni dettaglio riguardante il minore che anche indirettamente possa renderlo identificabile). Le liti erano sempre più frequenti e negli ultimi mesi lui era diventato ancora più violento: l’avrebbe picchiata anche davanti al figlio. Negli ultimi colloqui con il bambino, alla presenza degli assistenti sociali, aveva espresso la volontà di scoprire la località “segreta” dove vive la donna: «Se voglio metto i miei amici albanesi nel parcheggio per vedere con chi arriva mio figlio...». E il 12 agosto scorso è tornato nella sede dei servizi sociali comunicando trionfante di aver avuto l’indirizzo: la sua intenzione dichiarata era quella di farla pagare alla donna e a quanti l’avevano aiutata ad allontanarsi da lui. Quando la notizia è stata comunicata alla moglie, lei è stata colta da malore ed è stata accompagnata al pronto soccorso. Gli inquirenti ritengono che il pericolo fosse reale e sono intervenuti prima che potesse accadere qualcosa di grave. L’uomo è difeso dagli avvocati Francesco Pisciotti e Massimiliano Giacumbo: l’interrogatorio di garanzia si svolgerà domani.

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