Rapina in villa

Rimini

RIMINI. Hanno vissuto ore di terrore, minacciati di morte e con una pistola spianata sul volto. Ostaggi all’interno della loro stessa abitazione, costretti a privarsi, per saziare l’avidità dei rapinatori, di ogni bene e addirittura del simbolo della loro lunga vita insieme: la fede matrimoniale. Una coppia riminese ha vissuto l’altra notte l’incubo dell’incursione di una banda di criminali incappucciati, gente specializzata nelle rapine in villa. E’ accaduto nella zona di Covignano. I coniugi avevano cenato e si apprestavano a sedersi davanti alla televisione. Erano le 20.30. Il padrone di casa, un 75enne ragioniere in pensione, al termine di una giornata solo in apparenza uguale a tante altre, è uscito per dare da mangiare ai gatti. Ad attenderlo, in giardino, c’era una brutta sorpresa. Uno sconosciuto, che indossava guanti e passamontagna, lo ha afferrato per le braccia e, puntandogli una pistola alla testa, lo ha costretto a rientrare in casa. Alle sue spalle c’erano altri due uomini incappucciati. Il terzetto da un pezzo spettava il momento migliore per entrare in azione, dopo aver praticato un foro con le tronchesi nella recinzione esterna ed essersi appostato in attesa. «Fate quello che diciamo e non vi succederà nulla di male, altrimenti... ». I coniugi - la moglie è una pensionata di 74 anni - sono stati obbligati a sedersi sul divano, uno accanto all’altra. Tenuti sotto tiro dal malvivente che parlava italiano, mentre gli altri due, stranieri, erano impegnati a rovistare le altre stanze, una a una, come si trattasse di una perquisizione. Si sono fatti coraggio a vicenda: «Prendete quello che volete a andatevene, vi prego». Li sentivano muoversi per casa e sfasciare quello che capitava, imprecare in un’altra lingua, forse dell’Est Europa. «Dov’è la cassaforte? - ha cominciato a inveire quello con la pistola, dopo essersi consultato con i complici - parlate o vi ammazzo». Il proprietario, strattonato dall’interlocutore sempre più nervoso, ha cercato di convincerli che ci doveva essere un errore: «Abbiamo una bella casa, ma non siamo ricchi, io ho lavorato per una vita in Comune, siamo ragionieri: la villa è un affare concluso negli anni Ottanta». E’ stato lui stesso, a quel punto, a indicare gli oggetti di maggior pregio: una collezione di monete antiche, un vaso d’epoca in argento massiccio, dei monili tra cui un anello di famiglia. Marito e moglie hanno svuotato le tasche consegnando 250 euro e, infine, tra le lacrime si sono sfilati, a fatica, le fedi nuziali dal dito. «E’ tutto quello che abbiamo». Alla fine i tre, che avevano ormai rovistato ogni angolo, si sono convinti della sincerità della coppia. Prima di andarsene li hanno minacciati di nuovo, si sono fatti consegnare i cellulari e hanno strappato i fili del telefono. «Non date l’allarme, sennò torniamo e vi facciamo fuori». Allacciati in un abbraccio consolatorio i due, terrorizzati, hanno aspettato che facesse giorno, prima di decidere il da farsi. In mattinata l’uomo si è ricordato di un vecchio telefonino in disuso dimenticato in un cassetto e, recuperata la carica, ha aspettato di poter chiamare la figlia. E’ stata lei ad avvertire la polizia. La Squadra mobile si è messa subito al lavoro per dare un nome, come è già avvenuto in casi analoghi, ai rapinatori. La Scientifica ha effettuato i rilievi nell’abitazione. Nel pomeriggio, infine, i padroni da casa, che hanno detto di non essere stati malmenati ma sono ancora sotto choc, hanno formalizzato la denuncia in questura. Non hanno perso solo soldi e oggetti per almeno seimila euro, ma anche la serenità. «Niente sarà più come prima». «Non c’è da stare tranquilli», commenta un vicino. A Covignano è tornato l’incubo delle rapine in villa.

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