Lungomare, l'ora della "rivoluzione"

Rimini

RIMINI. E’ l’area più antiquata della riviera e il Comune lancia una sorta di guanto di sfida ai privati: affidiamo il lungomare per 50 o 90 anni, voi lo riqualificate. E vi conviene anche, dato che bene che vada le concessioni demaniali nel 2020 (ma anche prima) saranno concesse tramite bando.

Fatti e tempi. Ieri mattina in commissione è stata presentata l’operazione che ha come obiettivo la riqualificazione del lungomare. Nel caso specifico da piazzale Fellini e Miramare, perchè per quando riguarda l’area Boscovich l’Agenzia del demanio sta ancora trasferendo al Comune il cosiddetto triangolone. Date le dimensioni del progetto, la riunione è stata aggiornata a lunedì, il 4 agosto si va in consiglio, avviso pubblico il 31 agosto, quindi 60 giorni in cui i privati possono presentare i progetti. Fino a gennaio per valutare le compatibilità e poi gli accordi di programma. I primi stralci potrebbero partire già in primavera.

Si cambia. Succede questo. Il Comune mette sul piatto il lungomare e le aree in fregio, da piazzale Fellini a Miramare in nove stralci. I privati presentano i progetti, meglio se in gruppo. In cambio ottengono un diritto di superficie che oscilla dai 50 ai 90 anni.

Per fare cosa? Riqualificare e trasformare Rimini nella capitale del benessere. «Al posto del cemento - spiega il sindaco Andrea Gnassi - nuovi servizi: palestre, piscine, giochi d’acqua, verde, bar, ristorazione». Niente auto, ma parcheggi interrati o di stanziamento.

Il sindaco l’ha detto tante volte: è finita l’epoca dei project dei grandi architetti, in cui il privato fa un pezzo di lungomare in cambio di 500 appartamenti.

Due numeri. I due project di antica memoria prevedevano 70mila metri di residenziale e commerciale su un’area di 90mila metri, ora sono 20mila metri di servizi e imprese su un’estensione di 215mila. «Adesso sono 149mila metri di asfalto, domani 20mila di percorsi di servizio. Il verde passa da 49.700 a 150mila metri».

Fate impresa. Gnassi lo dice chiaramente: «E’ anche un modo per misurare la capacità di fare impresa». E nella valutazioni si valuteranno di più i progetti di rete, con più operatori coinvolti. E chi tira il freno si arrangia. «Si parte lo stesso, anche se in una zona qualcuno fra bagnini e albergatori non ci sta. Il Comune metterà risorse per il lungomare, chi rimane indietro rimane indietro. Adesso riqualifichiamo la parte più obsoleta della città. L’amministrazione metterà i soldi, però sui primi progetti che partono».

Particolare da non trascurare, infatti: è possibile trasferire sul lungomare il 50 per cento dei volumi di cabine, bar e chioschi. Obiettivo: liberare la spiaggia.

Manifestazioni d’interesse ci sono state? «Da Miramare e da Marina centro. Inoltre abbiamo manifestazioni d’interessa per le colonie tipo la Bolognese, mentre per la Murri esiste un dialogo fra Comune, curatore e investitori nell’area termale, benessere e wellness».

Concessioni. I dubbi sulla Bolkestein e sui rinnovi a evidenza pubblica sono ben noti e hanno paralizzato gli investimenti. Il Parco del mare rappresenta un’occasione. «Aspettando la Bolkestein perfetta - spiega Gnassi - è tutto fermo. La proroga al 2020 non è stata nemmeno ratificata all’Europa, il governo sta trattando un allungamento temporaneo. Le uniche certezze sono quelle del nostro bando: se porti il chiosco sul lungomare ce l’hai per 50-90 anni. La Bolkestein si ferma al muretto bianco. Bene che vada il 2020 è dietro l’angolo e comunque l’evidenza pubblica sarà gestita da Regione e Comuni, premieremo progetti integrati fra spiaggia e lungomare».

Non ci sto. Carla Franchini e Gianluca Tamburini (M5S) dedicano al progetto ben più di una critica. «E’ affidato all’esborso totale delle categorie, le quali si dovrebbero esporre finanziariamente con rilevanti quote in un momento delicatissimo in cui regna ancora incertezza: l’incognita Bolkestein. E’ chiaro che chiedere ai consiglieri di votare una simile operazione in piena stagione estiva e senza la presenza e la voce di chi prima di tutti dovrebbe parlare è follia pura. La fattibilità finanziaria dell’operazione è solida come quella del Palas, del Trc e di Aeradria».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui