«Quella famiglia? E' stata assassinata»

Rimini

 

RIMINI. Che cosa è successo nella casa di via Vanzetti a Misano Adriatico? A distanza di cinque mesi dal ritrovamento della famiglia morta (e il decesso risaliva a più cinquanta giorni prima) il mistero avvolge la tragedia, nonostante le indagini e gli accertamenti scientifici.

Per soddisfare l’esigenza di fornire una spiegazione a una realtà forse addirittura insondabile si sono scomodati perfino i Ris di Parma, ma alla fine nel puzzle c’è sempre un tassello che non va a posto, in qualsiasi modo si cerchi di declinare la cornice che gli investigatori non hanno mai abbandonato: l’omicidio- suicidio. Già, ma chi ha ucciso chi? L’unica persona che, dal lontano Ecuador, sostiene di avere una risposta non viene presa in considerazione per ragioni abbastanza evidenti a chi è abituato a seguire la logica, anche dove la logica sembra smarrirsi. Si tratta di una sensitiva, una medium, che sostiene, con ricchezza di dettagli, che la famiglia è stata sterminata da una coppia di assassini. Lo rivela la sorella di una delle vittime, assistita dall’avvocato Stefano Caroli. «Gli investigatori devono darmi una spiegazione di quello che è accaduto lì dentro, che non sia di comodo, che risolva i tanti dubbi e le tante contraddizioni». I cadaveri di Adriana Stadie, 44 anni, della figlia Sophie Annette di 16, originarie dell’Argentina, del compagno della donna, Alvaro Cerda, 36, nato in Ecuador, furono trovati all’interno dell’abitazione il 13 gennaio scorso in avanzato stato di decomposizione. La loro morte risalirebbe a quasi due mesi prima. Due le ipotesi investigative, entrambe di omicidio-suicidio: una è che a uccidere le due donne sia stato l’uomo, afflitto da problemi economici, che poi si sarebbe suicidato tagliando i polsi. L’altra è che premeditare il suicidio, proprio e della figlia, sia stata la donna, già in cura al servizio di igiene mentale. Quando l’uomo le ha trovate morte avrebbe preferito farla finita. A un certo punto, dall’interpretazione di vecchi messaggi di stampo adolescenziale postati su Instagram dalla ragazzina, qualcuno la sparò grossa: “La responsabile potrebbe essere la ragazzina”. Gli ultimi segnali di vita della famiglia risalgono al 21 novembre 2014. Il sostituto procuratore Luca Bertuzzi ha ancora aperto un fascicolo per omicidio contro ignoti, ma l’impressione è che finora si sia cercato solo conferma all’ipotesi che a provocare la tragedia sia stato l’uomo, trovato sul corridoio dopo essersi aperto le vene con una lametta. Madre e figlia, invece, erano in camera, sul letto matrimoniale, vestite, coperte pietosamente da un lenzuolo, abbracciate. Ai loro piedi, avvolto in una copertina, il cane di famiglia, uno yorkshire. Gli accertamenti tecnici non hanno risolto il giallo. Segni esterni sui cadaveri, dopo due mesi non potevano essere visti. La ragazzina e il cane sono morti per avvelenamento da monossido di carbonio (la donna era intossicata, ma da una dose difficilmente letale, l’uomo aveva inalato la sostanza in maniera minore). Non avevano mangiato, né assunto droghe o medicinali. La caldaia, però, è risultata perfettamente funzionante. Allora è stata esaminata una stufetta, ritrovata in garage, ma neppure quella era difettosa, né presentava le impronte di Alvaro. S’ipotizza allora che lui abbia temporaneamente manomesso le tubature, per poi rimetterle a posto dopo aver ucciso le due donne. Strano. Ma allora? La porta era chiusa a chiave dall’interno, ma il carabiniere che ha ritrovato i corpi lo ha fatto sollevando la tapparella di una finestra che era aperta. E come mai la macchina non era parcheggiata al solito posto? Perché il nome non era più sul campanello, come ad avvalorare l’idea di un trasferimento improvviso? Chi ha portato via la foto incorniciata che il padre della donna aveva lasciato accanto all’ingresso? Come è stato possibile che nessuno abbia notato la sparizione di una famiglia per due mesi, nonostante una luce accesa all’interno della casa? Tanti misteri su quali si tornerà ancora, sperando che per le risposte non ci si debba affidare a una medium.

 

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