Addio Magnani, "gigante" del turismo

Rimini

RIMINI. La settimana scorsa, ricoverato in ospedale, continuava a pensare a nuovi progetti turistici e di sviluppo della sua zona nord. La notte scorsa ha chiuso gli occhi per sempre, Andrea Magnani. Una lunga malattia lo ha portato via a 48 anni, lascia la moglie e una figlia piccolina. Albergatore appassionato del suo lavoro, è stato fino a maggio vice presidente dell’Aia. «E’ stato al mio fianco per 12 anni - ricorda Patrizia Rinaldis -, vice presidente durante i miei mandati. Anche all’ultima assemblea è voluto venire, pur non essendo più candidato».

Con le radici ben piantate nel turismo e nell’accoglienza, Magnani gestiva l’Hotel Aquila di Viserbella e il padre era uno dei bagnini storici della zona nord. L’entusiasmo, la disponibilità, la voglia di fare, negli anni lo hanno fatto diventare un punto di riferimento. «Era molto conosciuto - ricorda Rinaldis - se c’era qualcosa da organizzare e da fare, si buttava. Per lui contavano i fatti, non le parole. In associazione era la mia anima critica, mi sgridava per il mio buonismo. Era molto competente, a un problema forniva sempre soluzioni».

Oltre al ruolo nell’Aia, Magnani è stato anche nel consiglio di amministrazione di Aeradria, ruolo che non lo ha certo aiutato a vivere in serenità l’ultima fase della malattia. Sempre per l’Aia ha partecipato fin dall’inizio alla elaborazione del Piano strategico. Descritto da tutti come un entusiasta e appassionato del suo lavoro, sempre attento e desideroso di capire e di proporre soluzioni per migliorare le cose. Attivo nel Comitato turistico di Viserbella, aveva avuto un ruolo da protagonista nella nascita del Club di prodotto, Viserbella Hotels. I funerali saranno celebrati domani alle ore 16 nella chiesa di Viserba Mare.

Maurizio Ermeti è stato il presidente degli Albergatori che prima della Rinaldis aveva scelto Magnani come suo vice. «L’ho conosciuto accidentalmente - ricorda - per una vicenda legata all’attività dell’Aia e in poco tempo ho subito apprezzato la sua capacità di andare in fondo alle cose. E’ diventato un amico, sempre pronto ad aiutare e senza quel modo formale che ormai caratterizza oggi i rapporti. Una persona vera. E’ un insegnamento del quale gli sarò sempre grato e che ho sempre cercato di ricambiare. Anche se ormai la vita mi aveva portato lontano dall’Aia, il rapporto con Andrea è rimasto. La settimana scorsa sono andato a trovarlo all’ospedale e ancora parlava di progetti di sviluppo per la zona nord. Aveva proprio un carattere d’oro».

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