La rivoluzione riminese di Kiev

Rimini

RIMINI. Andrea Matteini, Bianca Barducci, Matia Biguzzi, Elisabetta Gabrielli (fondatrice dello studio italo svedese manoFactory), il tirocinante Fabio Re. Sono loro gli architetti Under 35 che sotto l’egida del riminesissimo Microstudio che di micro, con questo riconoscimento ha dimostrato di aver ben poco, vincitori di una delle quattro categorie (la più carica di significati per la popolazione) del Concorso Internazionale di Idee Terra Dignitas. E ora realizzeranno a Kiev, capitale della tutt’ora martoriata Ucraina, il monumento celebrativo della rivoluzione arancione che ha portato alla cacciata dei russi.

Bandito lo scorso 1 dicembre dall’amministrazione statale della capitale ucraina in collaborazione con il ministero della Cultura e presieduto da una giuria internazionale, il concorso si è concluso lo scorso 16 giugno con la proclamazione dei vincitori in piazza Maidan, cuore della Revolution.

Il bando era diviso in quattro categorie ciascuna con specifici obiettivi: rinnovare lo spazio pubblico del cuore della città (Nomination I); un memoriale per celebrare gli eventi della “Revolution of Dignity” e dei cento eroi che hanno perso la vita durante la rivoluzione (Nomination II); riorganizzare gli spazi del Centro internazionale della cultura e gli spazi pubblici annessi (Nomination III); progettare un nuovo museo legato agli eventi della rivoluzione (Nomination IV).

«Scegliere il miglior progetto del “Commemorating the Revolution of Dignity and memory of the Heavenly Hundred Heroes” - ha sottolineato durante la cerimonia la giuria - è stato uno dei punti più difficili. E’ stata la Nomination infatti con il maggior numero di progetti partecipanti (un centinaio circa), che hanno mostrato non solo il dolore per le vittime ma il desiderio di rinnovamento con una forte partecipazione emotiva. Basandosi sugli obiettivi del bando, è stato premiato quel progetto focalizzato su un’immagine unitaria ed emozionante, di stampo “non-Sovietico”, non monumentale né compassionevole... ».

«Il nostro lavoro – spiega Andrea Matteini, titolare dello studio aperto nel 2013 - è partito dalla riflessione su come affrontare il tema, non solo dal lato architettonico. Il bando, infatti, è stato scritto anche dai cittadini che chiedevano espressamente di avere un monumento che rappresentasse, seppur tra mille contraddizioni, la memoria dei loro caduti, ma anche la riappacificazione di un popolo, rappresentata da quei militari contro cui avevano combattuto ed ora sono la loro polizia».

È nato così, prosegue Andrea, «questo monumento diffuso che si sviluppa sulla strada dove ci sono stati la maggior parte degli scontri e delle vittime. Monumento dove le fughe del selciato rappresentano gli anelli degli alberi, la stratigrafia del tempo e della memoria».

È stata la prima esperienza internazionale?

«Ne abbiamo avuta una anche in Cambogia dove una Ong internazionale aveva bisogno di far realizzare case al costo massimo di 2mila dollari l’una. Su quasi 900 partecipanti il nostro progetto si è piazzato nei primi dieci».

Prossimi obiettivi?

«Stiamo pensando di partecipare al concorso indetto dal Rotary per il restauro di palazzo Lettimi».

 

 

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