Catturato il rapinatore con la siringa

Rimini

RIMINI. Armato di siringa si presentava alla cassa puntando l’ago alla gola della persona al di là del bancone: «Sono sieropositivo, se non vuoi infettarti dammi tutti i soldi che hai». Il rapinatore che in pochi giorni, tra la fine di maggio e gli inizi di giugno, ha messo a segno a Rimini almeno sette colpi (compresi un paio di tentativi andati a vuoto) è stato individuato e fermato dalla Squadra mobile di Rimini.

La trappola è scattata giovedì scorso lungo viale quando gli agenti di una pattuglia del Reparto prevenzione crimine di Bologna hanno creduto, a ragione, di riconoscere il tipo sospetto nella descrizione che ne avevano dato i testimoni.

L’uomo (A.C. le sue iniziali), un trentatreenne di origine napoletana, residente per l’anagrafe a Pavia, ma in realtà domiciliato da qualche tempo a Rimini, non si è sottratto al controllo. Sosteneva di non avere nulla da temere, ma in realtà il fiuto dei poliziotti si è dimostrato più che valido. Una volta in questura, infatti, la sua immagine è stata posta all’attenzione di quanti erano stati affrontati e rapinati nei giorni precedenti. «E’ lui» è stata la risposta più ricorrente. Sono spuntati dieci testimoni in grado di riconoscerlo. Nel suo alloggio sono stati trovati gli stessi indumenti che indossava il malvivente ripreso dalle telecamere di sorveglianza: un giacchetto di jeans e una maglietta militare. Come avevano ipotizzato gli investigatori, l’uomo ha problemi di tossicodipendenza ed è l’ossessiva ricerca di soldi per procurarsi l’eroina ad averlo reso così spregiudicato.

I poliziotti ritengono di poter attribuire al napoletano sette colpi, a partire dal primo colpo effettuato il 30 maggio ai danni di un cittadino, minacciato con la siringa mentre prelevava del denaro contante allo sportello bancomat. Ma sono state soprattutto farmacie e parafarmacie a essere state prese di mira. In un’occasione si è “presentato” alla cassa di un supermercato nella zona dell’ospedale, ma lo ha fatto di primo mattino e in cassa non c’erano ancora soldi, così ha dovuto cambiare obiettivo. La sua presenza in città era diventata un problema e gli uomini della Squadra mobile, guidati dal vice questore aggiunto Nicola Vitale, si sono impegnati a dare un nome e un volto allo sconosciuto. Era cominciata così la caccia al “trentenne italiano, tossicodipendente” terrore delle parafarmacie. Dall’analisi delle zone in cui colpiva si è ipotizzato che non fosse della zona (non era noto negli ambienti della tossicodipendenza), né particolarmente esperto e conoscitore del territorio. L’esame dei fotogrammi tratti dalle telecamere è stato un ulteriore tassello per ricomporre il puzzle. ma a rivelarsi decisivo è stato il contributo degli agenti del Reparto prevenzione crimine. Sono stati loro, nel pattugliare il lungomare, a insospettirsi di quel tipo somigliante alla descrizione e consegnarlo ai colleghi per i riscontri del caso.

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