Protesta Trc, il sindaco verso il processo

Rimini

 

RICCIONE. La battaglia politica, continuata con altri mezzi, per fermare il cantiere del Trc rischia di costare caro al sindaco di Riccione Renata Tosi.

Per aver guidato l’assalto dei cittadini nel tentativo di bloccare l’abbattimento dei pini in ossequio al programma elettorale premiato alle urne dai riccionesi dovrà con ogni probabilità difendersi in un’aula di tribunale da accuse che vanno dalla violenza privata, all’interruzione di pubblico servizio, dall’invasione di terreno alle minacce. Al primo cittadino, difeso dagli avvocati Francesco Pisciotti e Pierluigi Autunno, e ad altri venticinque riccionesi che avevano partecipato alla protesta del 17 giugno 2014, è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio. A vario titolo gli addebiti sono contestati tra gli altri a un dirigente comunale, due consiglieri comunali, ai vertici del comitato e altri volti noti di Riccione (tra loro non c’è il parroco che sosteneva la manifestazione). I contestatori avrebbero, in concorso tra loro, usato la forza per rompere il lucchetto del cancello e sfondare la rete di recinzione, dopo averla divelta e sollevata, allo scopo di entrare nel cantiere e impedire l’azione delle ruspe. Secondo la ricostruzione della procura sarebbero anche volate parole grosse all’indirizzo del responsabile, costretto a farsi da parte. Al rumore delle lame dentate era partito il tam tam sui social network da parte della maggioranza solitamente silenziosa che aveva manifestato tutta la propria contrarietà all’opera. A decine, le persone, si erano riversate sul cantiere per cercare di bloccarlo, capeggiate dal primo cittadino. Lo stesso avviso di conclusione delle indagini parla di una cinquantina di individui sfuggita all’identificazione. Sul posto erano intervenuti polizia municipale, carabinieri e corpo forestale. Il sindaco Tosi si era poi catapultata in Procura, assumendosi la responsabilità morale del sit-in. L’avvio dei lavori, dichiarò all’epoca il sindaco, «è un atto di rancorosa vendetta, una ritorsione che vuole colpire la città che ha detto basta alla prevaricazione di un partito padrone - prosegue il sindaco -, dare l’avvio all’abbattimento dei pini è un gesto che dimostra la paura che cova nell’animo di chi ha sempre pensato di poter governare a dispetto della volontà dei cittadini. In ambito civile i giudici si sono già espressi più volte riguardo all’impossibilità di fermare, a questo punto, il metrò di costa – opera “giusta” o “sbagliata” che fosse - attraverso le vie legali. Adesso saranno quelli penali a valutare i fatti avvenuti nel giorno della protesta.

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