Dai falsi contratti agli "schiavi" in hotel

Rimini

 

RIMINI. Falsi contratti di lavoro per far ottenere, dietro pagamento, il permesso di soggiorno a cittadini di Stati extracee. C’è chi ha sborsato fino a 1.500 euro per entrare nel nostro Paese con questo sistema. Al momento ci sono cinque casi accertati ma la procura sta acquisendo altri elementi e l’inchiesta si potrebbe allargare.

Le persone indagate per ora sono tre: un albergatore di Cattolica, il titolare di un’agenzia interinale (sempre di Cattolica) e un dipendente dell’agenzia, di nazionalità straniera. L’accusa nei loro confronti è di aver favorito l’ingresso illegale in Italia di cittadini extracomunitari. I carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro, coordinati dal pm Davide Ercolani, hanno già sentito una donna di nazionalità moldava, assunta dall’albergo cattolichino e licenziata non appena, grazie alla lettera di ingaggio, aveva ottenuto il permesso di soggiorno per restare in Italia. Un’operazione costata 1.500 euro, finiti, secondo l’accusa, nelle casse dell’agenzia interinale. Non è stato invece accertato se, e in quale misura, venisse pagata una percentuale all’albergatore per la sua eventuale complicità. Sono aspetti che verranno chiariti nell’indagine. Altri due extracomunitari hanno sfruttato il nome di un albergatore riminese, estraneo alla vicenda, dicendo di essere stati assunti dalla struttura; avevano falsificato il contratto di assunzione. Infine, due persone impiegate in regola da un’azienda turistica hanno ammesso di aver sborsato 1.000 euro all’agenzia interinale per essere assunte. Questa inchiesta è nata sulla scia di un’altra analoga partita lo scorso anno alle porte dell’estate. Anche in quel caso nel mirino della procura c’era lo sfruttamento dei lavoratori stagionali. In particolare, si mirava a verificare un presunto “cartello” tra imprenditori sulle condizioni da “offrire” agli aspiranti lavoratori, soprattutto persone dell’Est Europa. Secondo alcuni riscontri, degli intermediari al servizio dei datori di lavoro, si recavano direttamente nei paesi dell’Est a reclutare la manovalanza. E la disperazione faceva accettare condizioni al limite della schiavitù: turni di 12-14 ore, niente pausa pranzo, niente giorno libero, 800-1.000 euro al mese come stipendio. Del caso si era interessata anche “Striscia la notizia” che aveva dedicato due servizi allo sfruttamento dei lavoratori stagionali sulla riviera romagnola. Tra gli intervistati, c’era proprio una ragazza che aveva confessato di aver versato 1.500 euro per ottenere il permesso di soggiorno.

 

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