Gli scommettitori? Vanno tutti a casa

Calcio

RIMINI. Mentre da Catanzaro arrivano “spifferi” sul coinvolgimento di altre dieci squadre, il decreto di fermo esce a pezzi dal vaglio del primo giudice. Il pericolo di fuga non c’era e per alcuni (Il Gip di Venezia, il Gip di Pesaro) non c’è neppure l’associazione per delinquere. La conseguenza è che anche chi ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere ieri è potuto tornare a casa, mettendo alle spalle la brutta esperienza del carcere. Hanno ottenuto i domiciliari Daniele Ciardi, difeso dall’avvocato Luca Greco; Fabio Di Lauro; Mauro Ulizio, difeso dall’avvocato Davide Grassi; Massimo Cenni, difeso dagli avvocati Nicoletta Gagliani e Alessandro Pierotti. Liberi con il solo obbligo di firma invece Erkson Aruci, difeso dall’avvocato Tiziana Casali e Ala Timosenco, difesa dall’avvocato Rachele Grassi. Tra i calciatori (Obeng sarà interrogato oggi), ieri è stato interrogato Marco Guidone, giocatore calciatore del Santarcangelo. «Sono una vittima di questa vicenda» ha detto al giudice, negando di aver partecipato ad alcuna combine, tantomeno contro la propria squadra. Ha chiesto la scarcerazione e spera di tornare a casa anche lui come hanno già fatto Andrea Ulizio e Giacomo Ridolfi (ai domiciliari).

Alla varie pronunce dei giudici sulla non convalida del fermo si è accompagnata la dichiarazione di incompetenza territoriale su singoli episodi, con trasmissione degli atti ad altro ufficio giudiziario. Non ritenendo sussistere, ad esempio, il reato associativo, il Gip di Venezia ha inviato tutto a Rimini per quello che riguarda Ciardi. Non sono mancati i passaggi critici rispetto allle accuse formulate dalla procura calabrese. «L’indagine allo stato - scrive il Gip Lancieri - in quasi nessuna delle ipotesi contestate evidenzia quali siano i calciatori coinvolti nelle frodi sportive dal momento che (per Ciardi e Di Nicola ndr) risultano documentati solo in uno o due casi contatti con dei calciatori, trattandosi negli altri casi soltanto di informazioni che vengono riportate de relato ovvero presunte come antefatto necessario perché potesse avere successo la frode sportiva». Il giudice nota come il rinvio ai nomi dei quattro calciatori del Santarcangelo finiti al centro dell’inchiesta che con ogni probabilità sono stati avvicinati da Ciardi nella sua qualità di magazziniere viene fatta su basi logico-deduttive. Mancano quindi i collegamenti tra i presunti associati, così come, per quanto riguarda il filone romagnolo, manca ogni legame con la criminalità organizzata calabrese o estera. Il lavoro investigativo portato avanti a Catanzaro e confluito nel provvedimento di fermo serviva a cristallizzare una realtà, ma non è finito. Le intercettazioni, infatti, andate avanti, praticamente, fino a martedì scorso quando in tutta Italia è scattata l'operazione “Dirty soccer”. E da aprile ad oggi, gli indagati hanno continuato a parlare, e tanto. Altre sorprese potrebbero arrivare a breve.

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