Dipendente comunale ruba la merce nei magazzini per andarla poi a rivendere

Rimini

 

RIMINI. Con l’accusa di peculato e falso in atto pubblico gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza hanno arrestato martedì scorso un cinquantunenne dipendente comunale. L’uomo - Davide Rughi, magazziniere assunto con la qualifica di “istruttore tecnico” e addetto alla manutenzione e agli arredi di molte scuole pubbliche - è stato sorpreso a vendere oggetti sottratti, senza che nessuno se ne accorgesse, dai depositi comunali, in un negozio dell’usato a Cattolica. Tutta merce e attrezzatura di proprietà del comune (e dell’ex centro di formazione regionale Itinera) destinata ad asili e scuole, che veniva invece dirottata e smerciata sottobanco. Dalla ricostruzione dei fatti, allo stato delle indagini, il ricavo di beni pubblici complessivamente venduti dal dipendente infedele ammonterebbe ad almeno 20mila euro. Dalle carte del centro di riuso del quale era diventato fornitore risulta la vendita di un frigorifero (ne aveva già piazzati altri due in contovendita), di mobilia, di carta igienica, detersivi, fazzolettini, confezioni di acqua minerale, fasciatoi, prodotti di cancelleria e oggetti di ogni genere. Una vera e propria mania, la sua, che però gli è costata cara. Le fiamme gialle (pm Marino Cerioni) stanno facendo altri accertamenti per comprendere come l’uomo abbia potuto godere di tanta autonomia e hanno documentato oltre all’indebito utilizzo dell’auto di proprietà del comune (della quale aveva la disponibilità proprio in quanto responsabile degli arredi delle scuole nido, materne ed elementari) anche il mancato rispetto dell’orario di lavoro. Un esposto sulla vicenda sarà inviato anche alla Corte dei Conti e il dipendente pubblico rischia anche di essere colpito nelle “tasche”. Non è chiara la ragione del suo atteggiamento compulsivo. I finanzieri hanno sequestrato anche il suo computer (nell’abitazione è stata trovata altra merce proveniente dai magazzini) per vedere se abbia utilizzato anche dei canali digitali. L’inchiesta è partita da un esposto anonimo al sindaco Andrea Gnassi che invitava a fare luce soltanto sull’uso improprio della vettura di servizio da parte dell’uomo. Soltanto nell’ultimo mese l’accusato avrebbe percorso qualcosa come tremila chilometri. Quando usciva dal territorio comunale, come hanno documentato i militari della finanza anche attraverso dei filmati, si preoccupava di nascondere alla meglio le insegne. Quanto agli spostamenti aveva sviluppato un sistema falso per compilare il libretto con le annotazioni di servizio. Ad incoraggiare le sottrazioni doveva essere il fatto che alla fine la merce “fantasma” (di tutti e quindi di nessuno) spariva senza che i dirigenti se ne accorgessero. Stesso discorso per la presenza dell’uomo che scorrazzava per la città con l’auto del Comune e faceva gli orari che voleva senza dover mai rendere conto delle sue azioni.

 

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