«Padre Gratien pericoloso non avrebbe avuto remore a commettere un delitto»

Rimini

NOVAFELTRIA. Un uomo dall’indole fredda e priva di remore morali, un soggetto pericoloso e pronto a commettere un atroce delitto. Emergono nuovi dettagli circa la personalità del frate congolese tracciata dal Tribunale del Riesame di Firenze nelle motivazioni del dispositivo che ha lasciato il religioso dietro le sbarre del carcere di Arezzo. L’accusa per lui è quella di omicidio volontario e soppressione di cadavere di Guerrina Piscaglia, scomparsa un anno fa da Ca’ Raffaello frazione del comune di Badia Tedalda nella montagna aretina. Per il Riesame “Gratien Alabi non avrebbe avuto remore a commettere un atroce delitto”. La sua è descritta come un’indole fredda e priva di remore morali “che ne fa un soggetto pericolosissimo, con tendenza ad avvicinare donne sprovvedute”. Il Riesame avrebbe poi descritto Gratien come “persona abituata alla più disinvolta simulazione” in virtù della sua doppia vita di sacerdote, frequentatore di prostitute e amante di donne. E ancora, Gratien sarebbe stato pronto ad adeguare la sua versione alla bisogna “si veda il caso dello zio Francesco inventato quando c’è da giustificare l’sms al prete nigeriano, abbandonando la storia della fuga con il marocchino”. L’avvocato Luca Fanfani che lo rappresenta si è incontrato con lui mercoledì sera decidendo al momento il mantenimento della linea difensiva del silenzio scelta fino ad ora. Intanto secondo la tesi dell’avvocato Luca Fanfani sarebbero molteplici le incongruenze relative all’orario di morte di Guerrina Piscaglia: secondo la Procura la 50enne sarebbe stata uccisa in un lasso di tempo che va dalle 13.46 alle 14.34 del 1° maggio 2014, ma siffatta ricostruzione sarebbe inverosimile ed infondata. Il difensore di padre Gran, ipotizza infatti che la sparizione della casalinga sia nata da un progetto di fuga volontario e studiato nei dettagli, in cui qualcosa potrebbe essere andato storto. Non solo, la fascia oraria in cui per la Procura di Arezzo il prete congolese avrebbe ucciso la donna, non collimerebbe con quanto dichiarato da due importanti testimoni. Il primo è Mirco Alessandrini, marito di Guerrina, che ha sostenuto in sede di interrogatorio che sua moglie alle 14.20 era ancora in vita e uscì di casa “vestita molto elegante”; la seconda testimonianza che farebbe vacillare l’ipotesi degli inquirenti, poi, l’ha data la parrocchiana che quel giorno alle 14.34 si intrattenne in strada per un po’ di minuti a chiacchierare proprio con padre Gratien. A fronte di questi orari, quindi, come sarebbe possibile che il prete congolese abbia ucciso e fatto sparire una donna di 100 kg in soli 15 minuti? Qualcosa non quadrerebbe in questa ipotetica ricostruzione. Ne è certo il legale di Gratien. Il prete, inoltre, dopo il rigetto del ricorso per la scarcerazione, avrebbe confidato le sue impressioni all’avvocato, mostrandosi abbattuto e sconfortato: “Non ho ammazzato Guerrina, lo Stato italiano non mi crede ma io sono innocente. Mi rendo conto che qualunque cosa io dica non vengo creduto”.

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