Case sgomberate dai centri sociali

Rimini

RIMINI. Sgomberate in meno di cinque ore le due palazzine a poca distanza l’una dall’altra, in via Dario Campana, all’altezza della rotatoria: Casa Madiba, l’ex sede dei vigili del fuoco di proprietà del Comune e occupata a fine 2013; l’ex sede dell’Enel, di proprietà privata e occupata il 13 maggio scorso. E poi in serata violenta contestazione davanti a un Comune blindato da agenti e carabinieri in assetto anti sommossa.

Si parte dalla mattina: il blitz delle forze dell’ordine spiazza gli occupanti degli immobili, molti dei quali esponenti dei centri sociali. Un centinaio tra carabinieri, polizia e agenti della municipale entra in azione attorno alle 9.30, in direzione dello stabile del Comune diventato da un anno e mezzo Casa Madiba: è lì che parte lo sgombero in base al decreto di sequestro preventivo arrivato da parte del tribunale. All’interno, in quel momento, sono presenti tre persone: tutti gli oggetti presenti, tra cui batterie, casse acustiche, decoder, mobili, sono portati fuori e caricati su un camion. Che però non fa in tempo a portare via il materiale. Sul posto arriva una ventina di esponenti dei centri sociali che impedisce l’uscita del mezzo bloccando uno degli ingressi dello stabile, con tanto di striscione, megafono e cori contro l’amministrazione comunale, “rea” di non avere trovato una soluzione. A quel punto parte una lunga attesa: presenti anche l’assessore comunale all’Ambiente di Fds, Sara Visintin, e il consigliere comunale Fabio Pazzaglia (Fare comune) che cercano di mediare; anche le forze dell’ordine provano a trovare una soluzione. L’obiettivo è chiaro: non forzare la mano ed evitare gli scontri; il camion però è bloccato e i manifestanti, alle 13, non hanno alcuna intenzione di muoversi. Intanto il tratto di via Dario Campana è blindato, le auto sono dirottate nelle traverse, arrivano nuove camionette con agenti e carabinieri. Viene avanzata una proposta: la palazzina sarà sgomberata, ma gli oggetti caricati nel camion, rispettando comunque il decreto di sequestro, saranno restituiti in tempi brevi. Niente da fare. Ma alle 14 c’è la svolta: tutto accade in una manciata di minuti. Il camion fa retromarcia, passa da un’uscita posteriore e non presidiata. Nel frattempo una camionetta della polizia si avvicina all’altro stabile, quello ex Enel, senza che nessuno si accorga di niente: una ventina di uomini, in assetto anti sommossa, scende “armato” di scudi e si para davanti all’ingresso; ha inizio il secondo sgombero. Dentro ci sono cinque persone, anche una mamma con una figlia di 4 anni. I manifestanti, spiazzati, percorrono quei venti metri di distanza: ormai è tardi. Qualche scintilla: urlano, tentano di forzare il blocco ma invano. Le operazioni vanno avanti fino a quando la contestazione si sposta alle 18 in piazza Cavour: nel mirino finisce il sindaco; i manifestanti tentano più volte di sfondare con un materasso il cordone delle forze dell’ordine che presidia l’ingresso del Comune. Vola qualche manganellata. Urla, proteste, tutto sotto gli occhi dei passanti. Gli animi si placano ma la tensione resta alta in una piazza Cavour presidiata fino a tarda sera.

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