Ecco come vendevano le partite

Rimini

 

SANTARCANGELO. “Un soggetto dalla personalità bifronte, con un unico scopo: fare soldi”. Così viene descritto, Daniele Ciardi, magazziniere del Santarcangelo calcio, nell’ordinanza d’arresto firmata dal sostituto procuratore della repubblica del Tribunale di Catanzaro, relativa all’indagine “Dirty Soccer”, che ha sconvolto il mondo della LegaPro e della serie D. Più di 1.300 pagine di intercettazioni, di cui ben 148, vedono coinvolto il “bomber” (così è soprannominato Ciardi), i quattro giocatori gialloblù finiti in manette (Francis Obeng, Mohamed Traore, Marco Guidone e Giacomo Ridolfi) e indirettamente il Santarcangelo stesso. Ma al centro di tutto c’è lui, il magazziniere, vero burattinaio dello spogliatoio clementino, capace di alterare, con l’aiuto dei “miei ragazzi”, i risultati di quattro gare: una di coppa Italia (con il Prato) e tre di campionato (quelle con L’Aquila e quella di Grosseto). Partite, tra le altre cose, tutte perse.

Ciardi uomo del Santarcangelo. Un comportamento che rischia seriamente di provocare un danno gravissimo alla società di via della Resistenza: la retrocessione diretta in serie D, oltre allo screditamento a livello nazionale. E pensare che il Santarcangelo, nella stagione 2012-2013, lo aveva scelto come tutor di Gaston Camara, l’attaccante della Guinea, ora in forza all’Inter. Arrivato in Italia insieme a Soumah Alhassane (passato alla Juve), Camara è stato in gialloblù qualche mese per poi essere trasferito alla Sammaurese (Eccellenza) dove fu determinante per la conquista della salvezza. Poi, nell’estate del 2013, l’approdo in nerazzurro dietro un compenso di oltre 300mila euro. Questo per sottolineare la responsabilità di cui lo aveva investito la società del presidente Brolli. Responsabilità che lui ha ripagato nel peggiore dei modi: vendendo le gare.

Santarcangelo-L’Aquila. A partire da quella con L’Aquila. Nell’ordinanza ci sono ben 84 pagine di intercettazioni che vedono protagonisti Ciardi, il Direttore sportivo degli abruzzesi, Ercole Di Nicola, e Fabio Di Lauro, la “cricca” che gestiva le scommesse. Il primo approccio arriva proprio da Di Lauro che chiama Ciardi chiedendogli di vedersi “Daniè dimmi tu...! a Santarcangelo ti vedono... a... dimmi tu dai..!”. Da lì si mette in motto la macchina. Ciardi fa capire a Di Lauro che deve prima parlare con i giocatori per capire se loro ci stanno o meno. Il 3 novembre, la combine sembra fatta con Di Lauro che chiede a Ciardi: “l’X vi starebbe bene?”. Ciardi rispondeva all’amico di non aver nessuna difficoltà ma di intravedere un unico problema (“....però lui deve parlare con i... il problema è che lui deve parlare con i suoi....omissis.... ma lui non ci parla...”). Quello che preoccupava il magazziniere gialloblù era che Di Nicola potesse fare orecchie da mercante e non coinvolgere i suoi giocatori. “Danie lo sò.. 200 euro ci stanno piccoli ma non ci fanno niente, ci vorrebbe ora una bella colpo di 20/30mila euro, ma se fra due settimane voi...” dice Di Lauro a Ciardi in un’altra telefonata. Ed è in questa occasione che Ciardi parla al suo interlocutore tirando in ballo Fraschetti, ma senza mai nominarlo: “ho sondato il terreno con il mister, a lui la X va bene.... ma non gli ho detto nulla di tutto”. Telefonata datata 10 novembre. Tutto sembra procedere verso l’“abbraccio”, così viene chiamato il pareggio, e la loro euforia è tutta nell’intercettazione del 12 novembre quando i due dicono di “poter chiedere un compenso di 20mila euro”. La sera dopo, però, cambia tutto: Di Nicola vuole organizzare la combine con il finanziamento degli stranieri ma su un risultato diverso e cioè la vittoria de L’Aquila. Ciardi alza la voce: “ho solo i due neri, non si può fare”. A questo punto, Di Nicola, che non conosce bene Ciardi chiama Mirco Garaffoni (ex Santarcangelo) e chiede se si può fidare o meno e riceve il via libera. Ciardi nell’imminenza della gara è più sereno e alla fine, infatti, tutto andrà come previsto nonostante il cambiamento di programma.

Grosseto-Santarcangelo. La seconda partita che compare nell’ordinanza (66 pagine) è quella con il Grosseto dove vengono tirati in ballo direttamente Obeng, Traore, Guidone e Ridolfi “sono tutti a disposizione”. Durante le intercettazioni viene fatto anche il nome di un allenatore del campionato di Eccellenza. A pagina 455 si legge come, nella notte tra il 21 e il 22 novembre, Ciardi rivolgendosi a Di Lauro, dica “mi ha chiamato... l’allenatore... mi ha detto che gli è arrivata voce che noi perdiamo a Grosseto e che ha bisogno di soldi... Santarcangelo è piccola, non vorrei che... hai capito?”. Nel prosieguo della telefonata, il “bomber” rassicura Di Lauro a proposito della partita: “ho tre giocatori tocca farla, se no, non si fa mai! Come devo fare io..! Glielo detto anche ieri sera, non è che si può fare con tutta la squadra con 10mila euro”. Nei giorni successivi ci sono altre telefonate tra Di Nicola, Di Lauro e lo stesso Ciardi che dice di “aver fatto il proprio dovere, i ragazzi sanno tutto”. In campo, però, la partita non si sblocca, tanto che il magazziniere, nell’intervallo, prende da parte i quattro giocatori “ragazzi, questi mi staccano la testa, mi raccomando”. Al rientro le cose non cambiano, almeno fino all’85’ quando i toscani segnano. Ciardi chiama subito Di Lauro esultando. Trenta minuti dopo il triplice fischio, Giacomo Ridolfi, manda un sms a Ciardi: “eri a rischio infarto”. Proprio Ridolfi, secondo un’altra intercettazione, è stato determinante: “hai visto il rosso cosa ha fatto?” dice Ciardi a Di Lauro. Per poi elogiare anche Obeng, Traore e Guidone.

E la storia non sembra finire qui.

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