L'altra faccia della Fiera: il lavoro nero

Rimini

RIMINI. Una volta calato il sipario sulla manifestazione, la scena si è spostata dietro le quinte. Protagonisti i carabinieri e gli ispettori uniti nel contrastare lavoro nero e il caporalato tra gli stand della Fiera di Rimini. D’intesa con la direzione dell’ente, che ovviamente si limita ad affittare i propri spazi, il controllo è scattato alle 18 di giovedì scorso, 23 gennaio, ultimo giorno della kermesse dolciaria.

La “visita” ai padiglioni ha consentito di verificare la posizione di 26 aziende e 77 operai impegnati a smantellare pannelli e attrezzature. Sedici lavoratori (otto italiani, sei romeni e due egiziani) sono risultati senza contratto, quindi in nero.

Le attività imprenditoriali di ben sette aziende (più di una su quattro) sono state sospese, nell'attesa della regolarizzazione della posizione contrattuale e contributiva dei lavoratori. Sono stati inoltre riscontrati alcuni subappalti irregolari con manodopera non rispondente ai canoni di legge, relativamente a più aziende nei confronti delle quali sono in corso accertamenti. Complessivamente sono state comminate ammende per un valore complessivo di 100mila euro e sanzioni amministrative per 60mila euro (con il recupero atteso di 10mila euro di contributi non versati nelle casse previdenziali).

Nel mirino dei carabinieri della Compagnia di Rimini (Nucleo tutela lavoro, con il supporto dei funzionari della locale Direzione territoriale del lavoro) c’era in particolare anche la verifica della normativa antinfortunistica, dopo il grave infortunio sul lavoro patito da un operaio egiziano, caduto da una scala mentre innalzava un pannello il giorno prima dell’inaugurazione del Sigep. L’uomo, 35enne, per evitare troppe domande, in un primo tempo aveva addirittura rifiutato le cure, nonostante le fratture riportate. Solo successivamente, trasportato d’urgenza all’ospedale per l’aggravarsi delle sue condizioni, era emersa la ragione di tanta ritrosia: era irregolare sul territorio nazionale. Al termine del blitz sono stati denunciati sette imprenditori di aziende con sede legale nel centro-nord, tra cui uno egiziano (titolare del connazionale ferito). Come legali rappresentanti, avevano omesso di sottoporre i lavoratori dipendenti alla visita medica, di informarli dei rischi connessi all’attività, di consegnare loro dispositivi di protezione individuale e predisporre il relativo piano operativo di sicurezza. Uno di loro impiegava anche due extracomunitari non in regola con il permesso di soggiorno.

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