Controllo "violento" sul lungomare, assolti i vigili

Rimini

 

RIMINI. La Corte d’appello di Bologna ha respinto la richiesta di annullamento della sentenza di primo grado avanzata dalla Procura generale e alla parte civile, e confermato la sentenza di assoluzione nei confronti di otto pubblici ufficiali appartenenti alla polizia municipale di Rimini accusati, dopo un controllo in spiaggia nei confronti di un cittadino senegalese, di falso ideologico e calunnia (uno doveva rispondere anche di lesioni aggravate dall’abuso di potere). Cancellata la “condanna” dello straniero per lite temeraria, i giudici hanno però rinviato gli atti al pm per valutare la possibilità di agire per calunnia nei confronti dello straniero sospettato di aver montato il caso in concorso con altre persone rimaste ignote. In realtà, e qualche avvocato difensore ha fatto riferimenti ben precisi, la storia all’epoca divenne fin da subito un caso politico per l’intervento diretto di rappresentanti delle istituzioni locali e dell’associazionismo. La presunta parte offesa si era presentata con gli incisivi in mano al pronto soccorso, sostenendo di essere stato colpito da un pugno, una circostanza che non risultava dal verbale dei vigili, sospettati di aver “coperto” l’azione violenta del collega. I fatti risalgono al pomeriggio del 7 agosto 2008, nella zona di via Mantova. Il senegalese, notato in precedenza dagli agenti e fermato in strada, aveva a più riprese negato di detenere merce contraffatta nella sua vettura. A questo punto uno dei due agenti presenti in quel momento, secondo il racconto del denunciante, lo avrebbe colpito con un pugno. Dal comando dei vigili arrivano in procura due denunce a suo carico: la prima depositata l’11 agosto si riferisce solo a sequestro di merce contraffatta; la seconda - quando lo straniero rende pubblica la sua vicenda attraverso i giornali, ma non ha ancora sporto querela, viene depositata il 21 agosto: e spuntano nei suoi confronti nuove accuse, poi archiviate. Nel verbale, privo di data, si dà conto del ferimento, ma come frutto di autolesionismo. Una circostanza che induce il pm a vederci chiaro. Il colpo di scena che mina la credibilità del senegalese (assistito fin dall’inizio dall’avvocato Maurizio Ghinelli) e di fatto mette la parola fine al processo di primo grado è la testimonianza di un medico radiologo. Il dottore consegna un vecchio referto che indica nel paziente la mancanza dei due denti incisivi già nel 2004 (quattro anni prima del controllo in spiaggia), cosa tra l’altro confermata anche dalla perizia. Gli agenti avevano sempre negato di avere commesso illeciti, ribadendo semmai di essere stati accusati ingiustamente. La decisione dei giudici è accolta con soddisfazione dall’assessore alla Sicurezza Jamil Sadegholvaad. «La conferma della sentenza di assoluzione di primo grado commenta l’amministratore - rende giustizia ai lavoratori e alle lavoratrici della polizia municipale di Rimini anche se purtroppo nulla potrà risarcirli del la sofferenza sul piano umano vissuta in questi sette anni. Il nostro corpo di polizia municipale è composto da uomini e donne che quotidianamente svolgono con grande professionalità il proprio lavoro al servizio della comunità riminese e dei tanti visitatori». Gli agenti assolti erano difesi dagli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi, Monica Gabrielloni, Marco Ditroia, Moreno Maresi, Carlo Beltrambini, Stefania Lisi, Alessandro Petrillo.

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