Lungomare stile Dubai e risarcimento da 1.2 milioni, Gnassi va al braccio di ferro

Rimini

RIMINI. Lungomare stile Dubai, quello immaginato e disegnato dalle celebrate penne dell’architettura. Una stagione che il Comune ha chiuso un paio di anni fa e che ha lasciato pendenze economiche. Gecos e Coopsette hanno presentato fior di progetti e quando l’amministrazione guidata da Andrea Gnassi ha tirato un colpo di spugna, hanno presentato il conto: più si 1.2 milioni di euro (almeno). Due giorni fa la giunta ha deciso di andare al braccio di ferro e di opporsi alla richiesta di risarcimento. La strada scelta da Palazzo Garampi è un’altra. «Questa volta non appartamenti vista mare, iper commerciali sul waterfront o funzioni improprie, ma quel che serve al turismo, per il rilancio del turismo, per lo sviluppo del turismo, e non dell’immobiliare. E tutto questo aprendo alle proposte di tutti. Una sfida per la città nel nome di una nuova stagione di rispetto del territorio».

Il fatto. E’ il 2007 quando il Comune chiede una manifestazione d’interesse con la quale si intende rivoluzionare il lungomare. Arrivano tre progetti, si coinvolgono le archistar e alla fine le soluzioni più rispondenti sono quelle presentate da Coopsette (architetto Nouvel) e Gecos (Foster), per i tratti di lungomare da piazzale Boscovich a piazzale Kennedy (il primo) e da piazzale Kennedy a piazzale Marvelli (il secondo).

Il bis-fatto. Andrea Gnassi, già in campagna elettorale nel 2011 lancia messaggi eloquenti: agli spazi pieni preferisco gli spazi vuoti. Come dire: la strada diventa in salita per quei 38mila metri di residenziale e 15mila di commerciale per il Nouvel e quei 10mila di commerciale, 4mila di direzionale e 9mila di ricettivo per il Foster. Così nel 2013, in agosto, la giunta decreta che i project non soddisfano il principio della pubblica utilità. Gecos e Coopsette non ci stanno e chiedono al Comune i soldi spesi per la progettazione: almeno 470mila euro Coopsette e almeno 750mila Gecos.

Non ci stiamo. Martedì la giunta ha approvato la resistenza in giudizio per la richiesta di risarcimento, avanzata oltre un anno fa da Gecos e Coopsette per i project financing del lungomare. «Questo perché siamo in pace con noi stessi e naturalmente sicuri delle nostre ragioni - commenta Gnassi - quelle ragioni che ci portarono nell’estate 2013 a non dichiarare la pubblica utilità di quei progetti, in quanto non aderenti ai bisogni e alle esigenze della città e della comunità riminese».

Per essere ancora più chiari. «Non si vedeva alcun nesso tra quell’impostazione da riqualificazione dubaista, subordinata ancora una volta all’immissione di funzioni improprie (migliaia di appartamenti vista mare) nella parte più delicata e fragile della città; andando potenzialmente a creare più problemi di quelli che si sarebbero risolti; senza alcun addentellato con la pianificazione strategica, provinciale, regionale; calata dall’alto e senza alcun tentativo di condivisione con operatori e cittadinanza il fine e gli strumenti».

Gli obiettivi di mandato poi erano altri. «L’amministrazione eletta nel 2011, ebbe il chiaro mandato di chiudere con una lunghissima stagione di uso eccessivo del territorio. La scelta di non procedere con quei project è parte fondamentale del mandato programmatico, insieme al Masterplan, alla variante al Prg per tagliare gli indici di edificazione».

Il futuro è diverso. «Altri atti amministrativi hanno altresì impostato, in maniera opposta, la questione della riqualificazione del lungomare: tra poche settimane verranno pubblicati i bandi di manifestazione d’interesse per la rigenerazione della marina».

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