Discarica di San Leo, il no di Gnassi: rovina la bellezza della Valmarecchia

Rimini

RIMINI. Il documento di pochi giorni fa era già abbastanza chiaro: la discarica di San Leo non si deve fare. Tutto scritto e ampiamente documentato nelle osservazione firmate dall’assessore all’ambiente Sara Visintin, a nome del Comune di Rimini. Oggi entra in gioco direttamente Andrea Gnassi, nella doppia vesta di sindaco capoluogo e presidente della Provincia. Le prime parole del suo pensiero sono piuttosto eloquenti. «Per me non ci azzecca nulla una discarica con San Leo e la splendida Valmarecchia».

Passo indietro. A San Leo si progetta la realizzazione (da parte della ditta Cabe) di una discarica per inerti e di rifiuti speciali non pericolosi: area Pian della Selva. Allo stato attuale è stata attivata una Conferenza di servizi, alla quale partecipano tutti i soggetti in qualche modo coinvolti nell’operazione: dai Comuni vicini di casa alla Regione, ai servizi tecnici di bacino. Aggiungiamo che venerdì scorso sono scaduti i termini entro i quali ogni ente poteva presentare le proprie osservazioni. Il Comune di Rimini è tra questi. In particolare Palazzo Garampi ha dedicato i suoi dubbi alla tematica ambientale. Nello specifico viene evidenziato come l’area in questione abbia un valore tutt’altro che trascurabile. A questo proposito si ricorda come il sito in questione possa essere visto ad esempio da Verucchio, Torriana e Montebello, per non parlare di San Marino e dei “Balconi di Piero della Francesca”. La conclusione appare logica: la discarica, in quel luogo, è un pugno nell’occhio, in netto contrasto con la vocazione dell’area.

A questa premessa piuttosto chiara, si aggiunge ora l’opinione del primo cittadino riminese. La partenza è dedicata al collega di San Leo, Mauro Guerra, che ha detto: sono il primo difensore della mia terra. «Mi rincuora - ha precisato Gnassi - che la stessa volontà di tutela di San Leo sia stata esplicitata dallo stesso sindaco di San Leo».

E poi. «La conferenza di servizi, che come è noto raggruppa tutti gli enti e autorità che hanno competenze e interesse (compreso quello del pubblico indistinto), verificherà con puntualità e rigore tutte le questioni tecniche e di programmazione sollecitate dalla domanda di autorizzazione».

Una valutazione, intanto? «Dalla prima analisi emerge un quadro complesso visto che la richiesta pare non essere congruente con gli strumenti di Pianificazione e Tutela. Ma la complessità più evidente mi pare stia nell’incoerenza tra l’intervento proposto e l’attività oramai più che decennale di valorizzazione, soprattutto in Valmarecchia, del nostro paesaggio fatto di colline, rocche, castelli, borghi, musei».

Il rischio è economico e d’immagine. «Un lavoro che ci permette di lanciare progetti interregionali, come quello dedicato alle terre di Piero della Francesca, che stanno diventando motivo di forte attenzione dei viaggiatori italiani e stranieri. Si tratta quindi di essere coerenti nel lavoro iniziato non tanto e non solo ai fini di una sterile o ideologica tutela, ma piuttosto scegliere, come abbiamo sempre detto, di fare delle nostre unicità elementi di crescita economica che sappiano, intercettando i nuovi interessi dei turisti, creare valore e ricchezza per la nostra gente».

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