Prosciuga il conto della paziente con disagi psichici

Rimini

RICCIONE. E’ sospettata di aver prosciugato il conto corrente della paziente che avrebbe dovuto assistere. Con l’accusa di circonvenzione di incapace i carabinieri della Compagnia di Riccione hanno arrestato un’infermiera professionale di cinquantaquattro anni (C.R. le iniziali), residente a Rimini e in servizio all’ospedale di Riccione. In un anno e mezzo avrebbe sottratto alla donna che accudiva, affetta da seri problemi psichici (e seguita dal Centro di salute mentale), la somma di sessantamila euro. Tutto quello che aveva: in banca - quella che la povera signora considerava una “seconda madre” - le aveva lasciato soltanto 70 centesimi. Il “tesoretto” iniziale della assistita, invalida civile con una pensione di 280 euro al mese, era frutto della quota ereditaria che i fratelli le avevano versato su un libretto intestato a suo nome, dopo la morte della madre. Un evento, avvenuto quattro anni fa, che oltre a gettare nello sconforto la donna, aveva anche avuto una ricaduta pratica. Si era dovuta trasferire in un’abitazione dell’azienda sanitaria, con l’assistenza dei servizi sociali.

L’infermiera, che dapprima l’aveva assistita per conto dell’Ausl e poi si era offerta anche di accudirla privatamente, è finita agli arresti domiciliari in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice Sonia Pasini, su richiesta del pm Marino Cerioni. Il figlio dell’operatrice sanitaria, un ragazzo poco più che ventenne, è stato denunciato a piede libero con l’accusa di riciclaggio: era su un conto bancario intestato a suo nome che la madre trasferiva via via le somme sottratte alla paziente. Nei confronti dei beni intestati al ragazzo i carabinieri hanno provveduto anche al sequestro preventivo per equivalente dell’autovettura, del ciclomotore e degli ottocento euro che custodiva in banca.

La vicenda, sulla quale per adesso si conosce soltanto l’interpretazione dell’accusa (l’indagata comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari nei prossimi giorni e potrà fornire la propria versione dei fatti), è venuta alla luce nel gennaio 2014 su segnalazione dell’Ausl. La donna “derubata” si era sfogata con un’assistente sociale, ma non voleva neppure denunciare l’infermiera per paura di metterla in difficoltà e per non farle perdere il posto. «Mi ha detto che quei soldi erano solo un prestito, perché doveva ristrutturare la casa, e che me li avrebbe restituiti». Gli accertamenti dei carabinieri, che hanno ascoltato anche dei colleghi dell’infermiera, hanno invece avvalorato, almeno per adesso, i peggiori sospetti. La signora sarebbe stata tradita proprio dalla persona che considerava una specie di “angelo custode”.

 

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