Ragazza violentata per 8 anni dai fratelli e la mamma non le aveva mai creduto

Rimini

RIMINI. Violenza sessuale aggravata e continuata nei confronti della sorella minore di diciotto anni. E’ questa l’ipotesi di reato per la quale sono stati indagati due fratelli ventenni, entrambi residenti nel Riminese. Una storia cruda, maturata in un contesto familiare già difficile.

Contesto che andrebbe avanti, secondo il racconto della ragazza, da almeno otto anni, quando era appena una bambina. Le dichiarazioni riguardo le presunte violenze subite dai fratelli, sono state rese dalla giovane in occasione di una visita ginecologica alla quale si è sottoposta all’inizio dell’anno. Il medico ha chiesto alla ragazza se avesse già avuto rapporti sessuali e lei ha affermato: «Sì, con i miei fratelli». Di fronte a una dichiarazione del genere, il dottore non ha perso tempo e ha segnalato il tutto ai servizi sociali. Dopo aver effettuato un sopralluogo a casa della famiglia, gli assistenti sociali hanno sporto denuncia affinché venga fatta chiarezza su tutta la vicenda. La giovane avrebbe infatti confermato anche in questa circostanza la versione raccontata al medico. Il caso è scoppiato un paio di mesi fa e si è svolto recentemente in tribunale l’incidente probatorio; il perito nominato dal pm, avendo constatato un quadro familiare definito «molto problematico», ha tratto la conclusione che il racconto reso dalla ragazzina potrebbe corrispondere al vero. Ma è una fase in cui bisogna mantenere tutte le cautele prima di trarre conclusioni e, nel frattempo, anche la difesa degli indagati (affidata fra gli altri all’avvocato Alessandro Buzzoni) ha nominato un consulente che effettuerà ulteriori verifiche vista la delicatezza della situazione. Un altro particolare agghiacciante, se confermato, è che la madre dei tre fratelli sarebbe stata a conoscenza della cosa ma non avrebbe mai denunciato, in tutti questi anni, le violenze alle quali la figlia sarebbe stata costretta dai due fratelli. La giovane avrebbe infatti confidato alla mamma quello che stava succedendo tra le mura domestiche ma la donna, sentita dagli inquirenti, ha dichiarato di aver taciuto perché non le aveva creduto. Pensava, ha affermato, che si trattasse di una scusa inventata dalla figlia (che già aveva manifestato dei problemi di altra natura durante l’infanzia e l’adolescenza), per poter scappare di casa. Per questi motivi anche la madre risulta iscritta nel registro degli indagati. Il padre dei tre ragazzi non è stato invece coinvolto nella vicenda e non risulta indagato.

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