Per 60 anni insieme fino all'ultimo respiro

Rimini

RIMINI. Se ne sono andati insieme, come lo sono stati in vita, per quasi 60 anni. Ivo Battarra, 95 anni, e sua moglie, Martina Mondazzi, 86 anni, entrambi dopo una vita passata tra i banchi di scuola a insegnare, sono morti a distanza di 48 ore l’uno dall’altra, ma è come se avessero deciso di farlo proprio nello stesso momento. Ivo se ne è andato martedì, un giorno prima della data fissata, poi annullata, per i funerali di sua moglie che invece è scomparsa domenica, proprio nel giorno di Pasqua. «Diceva sempre che non le voleva sopravvivere, ma noi non gli credevamo», raccontano il figlio Luca e i suoi due nipoti. Lei era malata di Parkinson da 27 anni e da diverse settimane era ricoverata in ospedale; lui invece stava bene – anzi, fino a tre anni fa andava anche spesso a nuotare - ma ha “deciso” di ammalarsi proprio quando lei era ricoverata. Così sono rimasti insieme anche in ospedale, a pochi metri l’uno dall’altra, nello stesso reparto di geriatria, lei nella sezione dedicata alle donne e lui in quella uomini. «Come se fosse stata rispettata la loro volontà di stare vicini fino alla fine», racconta la nipote Valentina. «Lui non ha mai smesso di chiedere della mamma – racconta Luca – tanto che abbiamo chiesto al personale, visto che mia mamma doveva essere trasferita nei lungodegenti, se potevano vedersi per un attimo e parlarsi». Così è stato e per qualche minuto si sono rivisti e chissà cosa si sono detti, se hanno capito che quella sarebbe stata l’ultima volta. A lui, probabilmente, non è sfuggito quello che sarebbe successo di lì a poco. E ha “deciso” di lasciarsi andare. Così se la spiegano i suoi cari. La sua, quella di lui, è stata una morte naturale, ma forse sapeva in cuor suo che quello sarebbe stato l’ultimo momento in cui si sarebbero visti. E insieme saranno anche nel giorno dell’addio davanti loro figli, Luca, Marco e Stefano, ai nipoti, ai parenti e agli amici: il funerale verrà celebrato insieme, oggi, alle 15, nella chiesa del Cristo Re di via delle Officine.
“Galeotto” per la loro unione fu il lontano dicembre del 1955 in quel di Montefiore, dove si conobbero, lui di Rimini, lei di Cesena, temporaneamente sulle colline della Valconca come istitutrice di una colonia. «Fu un vero colpo di fulmine – racconta la nipote Valentina – tanto che dopo un anno si sposarono». Nella vita hanno condiviso tutto, a partire dalla loro “militanza” nella scuola. Erano professori entrambi, lui di inglese al Serpieri e all’Einstein. Fu il primo laureato dell’università di Urbino, nel secondo dopoguerra, dopo anni passati al fronte come tenente spedito in Sicilia a presidiare lo sbarco degli alleati. Una ferita durante la guerra e il rischio di cadere sotto i bombardamenti non impedì poi quell’incontro di qualche anno dopo con la sua sua Martina. Lei insegnava invece scienze naturali, biologia e chimica alle ex scuole magistrali di Rimini e insieme hanno fatto scuola a generazioni e generazioni, arrivando a insegnare anche ai figli dei figli di studenti.

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