Doppio mistero per il presunto omicidio

Rimini

 

RIMINI. Due nuovi elementi potrebbero risultare determinanti per incastrare il presunto serial killer: la posizione del cadavere al momento del ritrovamento e il profilo facebook della ragazza, misteriosamente cancellato.

Gli investigatori si stanno convincendo che l’ultimo incontro tra Anna Maria Stellato, la giovane trovata morta in mare il 14 luglio 2012 a Torre Pedrera, e il marocchino Zakaria Ismaini, in carcere a Catania perché sospettato di altri due omicidi, sia andato molto diversamente da come raccontò lui nella prima inchiesta, cavandosela tra l’altro solo con una denuncia per omissione di soccorso. Le contraddizioni si moltiplicano a partire dai nuovi accertamenti disposti dal pm Davide Ercolani.

Il primo è legato alla posizione nella quale fu ritrovato il corpo: vicino alla battigia e con il volto nell’acqua. Zakaria disse di averla vista invece supina, vicino agli scogli, già morta. Secondo una consulenza del pm Davide Ercolani (uno studio affidato alla Capitaneria di porto sui venti, le correnti e le maree di quel periodo) il mare quella notte non avrebbe, invece, avuto né la forza sufficiente per ribaltare il cadavere, né avrebbe dovuto spingerlo a riva se si fosse trovato già minimamente al “largo”. Non è tutto: è in corso anche una seconda consulenza informatica per verificare la circostanza, denunciata dalla madre della vittima, della cancellazione del profilo facebook della figlia successivamente alla sua morte.

Si tratterebbe, in caso di conferma, di un’inquietante analogia con quanto accaduto in uno dei due delitti attribuiti a Zakaria. Si ipotizza infatti che dopo aver ucciso un pensionato brindisino, adescato su internet, sia stato proprio il marocchino a derubarlo del computer e a cancellare il profilo della vittima (e le sue tracce) dal social network. A collegare per primi e autonomamente l’arresto a Catania (per l’omicidio di una donna) del 32enne marocchino con la fine di “Luna” è stata l’inchiesta del Corriere Romagna. La sorella e la madre di Anna Luna, dal canto loro, non hanno mai creduto alla versione della morte accidentale della giovane (annegamento dopo un malore in acqua dovuto all’assunzione di droga) e vigileranno sugli sviluppi della nuova inchiesta attraverso gli avvocati Nicola Rugi e Laura Tartarino. Zakaria, unico testimone della fine della giovane, aveva raccontato una storia capace di dare spiegazione a tutto: il fatto che si fosse ritrovato solo con lei, il “buco” (aveva fatto il nome del presunto spacciatore di eroina di Anna Luna, finito in manette due giorni dopo l’interrogatorio del marocchino); le ferite («è salita sugli scogli ed è caduta»).

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