Crac Aeradria, "taglio" al sequestro dei beni

Rimini

RIMINI. Il pm Luca Bertuzzi ha accolto la richiesta: i beni dei nove indagati per truffa aggravata legata all’erogazione di finanziamenti pubblici nel caso Aeradria saranno dissequestrati per un ammontare di circa sei milioni. Restano bloccati 749mila euro, il che significa che per ognuno dei personaggi coinvolti ci sarà un blocco dei beni per un ammontare di 83mila euro.

Si tratta di un “taglio” arrivato grazie alla richiesta di Cesare e Roberto Brancaleoni - avvocati del presidente della Fiera Lorenzo Cagnoni - che il 14 febbraio scorso, tre giorni dopo il sequestro, hanno presentato una istanza «fondata su una serie di sentenze emesse dalla Suprema corte di Cassazione negli ultimi due anni». In sintesi la difesa affermava che «contrariamente a quanto disposto ed eseguito, il sequestro doveva riguardare soltanto la somma di 749mila euro complessivi, tra tutti i soggetti raggiunti dalla misura con necessaria restituzione di tutti i beni mobili sequestrati in eccesso e, comunque, di tutti i beni immobili».

E il pubblico ministero ha accolto l’istanza, disponendo «il dissequestro e la restituzione all’indagato Cagnoni e agli altri indagati di tutti i beni eccedenti l’importo complessivo da sequestrare da individuare esattamente fino alla concorrenza complessiva di 749mila euro». In pratica, una volta messo al sicuro l’importo che, in caso di condanna, sarà chiesto agli attuali indagati, il pm ha proceduto alla restituzione del “superfluo”. Caso analogo a questo si era verificato anche per la vicenda Meeting e anche adesso per la vicenda Aeradria l’iter seguito è simile: in definitiva per gli indagati il sequestro “scende” da 6 milioni e 741mila euro a 749mila, e dovrà gravare su ogni singola persona coinvolta per circa 83mila euro. Inoltre, proseguono i legali di Cagnoni, «dovranno essere restituite tutte le disponibilità finanziarie e tutti gli immobili ingiustamente sequestrati l’11 febbraio scorso».

E il pm ha già dato mandato alla Finanza di fare scattare il dissequestro che riguarda, ricordiamo, l’ex presidente di Aeradria, Massimo Masini; il suo vice e amministratore Rdr, Massimo Vannucci; l’ex presidente della società collegata Air, Alessandro Giorgetti; gli ex presidenti della Provincia Ferdinando Fabbri e Stefano Vitali; il sindaco di Rimini Andrea Gnassi; l’ex sindaco Alberto Ravaioli; l’imprenditore Manlio Maggioli (ex presidente di Camera di Commercio), e Lorenzo Cagnoni (storico presidente di Rimini Fiera e di Società Palazzo dei congressi).

Tutti coinvolti nell’operazione Icaro, condotta dal Nucleo tributario della Guardia di finanza, che ha contestato la truffa riguardante un accordo commerciale con Ryanair da un milione 300mila euro, configurabile come aiuto di Stato.

Ma il “vincolo” stabilito dal giudice si è fermato a una parte del finanziamento (da rifondere in caso di una eventuale condanna), quella più recente perché riguardo ad alcune condotte più lontane nel tempo si profila in astratto la prescrizione. Inoltre, da ricordare che per Masini, Vannucci e Giorgetti si aggiungeva il sequestro legato al presunto profitto delle bancarotte, circa 9 milioni e mezzo.

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