Valleverde, patto nascosto dietro al crac: bancarotta fraudolenta

Rimini

RIMINI. Avrebbero simulato degli atti societari per ottenere l’ammissione al concordato preventivo, ma fin dall’inizio ne avrebbero programmato l’inadempimento attraverso l’uso strumentale della procedura, allo scopo di procrastinare il fallimento della società Spes e con l’intento di “spogliare” gli asset aziendali. Fino ad aggravarne il dissesto di almeno altri dieci milioni di euro, tra somme non corrisposte e ricavi nascosti alla curatela. Gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Rimini, guidati dal maggiore Marco Antonucci, hanno perquisito gli uffici della Spes, quelli della Valleverde srl e le abitazioni dei soggetti coinvolti per raccogliere documentazione utile a verificare l’ipotesi, provvisoria, accusatoria di bancarotta fraudolenta in concorso che vede sottoposte a indagini sette persone nell’ambito del fallimento della Spes, già Valleverde spa, l’azienda fondata e gestita da Armando Arcangeli. Per il pm Luca Bertuzzi, che coordina l’indagine, il noto imprenditore romagnolo non è estraneo alla vicenda che investe l’azienda dalla quale è formalmente uscito due anni fa, e tantomeno può considerarsi una vittima degli aspiranti acquirenti. Vecchi e nuovi avrebbero contribuito al depauperamento aziendale, sfruttando la procedura concordataria, e una serie di contenziosi, contrattuali e gestionali, che hanno addirittura dato vita a una denuncia per truffa contrattuale, considerata pretestuosa dagli investigatori. Il “vecchio” patron, nel passaggio di consegne, avrebbe avuto l’interesse di chiamarsi fuori senza che nessuno potesse fargli le pulci, i “nuovi” non hanno pagato un euro di quanto pattuito, a parte i salari dei lavoratori per non inimicarseli, pur avendo accesso al magazzino, interessati forse soltanto al marchio. L’inchiesta è in una fase embrionale e l’accordo “occulto” è evidentemente tutto da provare. I finanzieri definiscono interessante il materiale sequestrato nel corso delle perquisizioni: documenti, computer, estratti di conti corrente, eccetera. Carte e supporti tecnici passeranno adesso al vaglio delle fiamme gialle e della procura. Emergerebbero già tracce di distrazioni. Oltre ad Arcangeli tra gli indagati figurano l’ex amministratore delegato della Valleverde spa, un 46enne originario di Novafeltria, residente a Pesaro; il 49enne bresciano amministratore unico della società (Valleverde srl) che prese inizialmente in affitto macchinari, capannoni e magazzini, due suoi stretti collaboratori - entrambi lombardi di 59 e 57 anni - che si occupano dei rapporti con le banche, e, infine, una 49enne bresciana e un 62enne romano legati a una società che aveva rapporti commerciali con l’azienda.

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