«Ti uccidiamo». Violenta rapina in villa

Rimini

FAENZA. Un agguato da incubo, stile Arancia meccanica. Lo aspettano nascosti nel buio davanti a casa. Per rapinarlo lo assalgono in tre, incappucciati e con i guanti. Lo colpiscono alla testa con una grossa spranga. Infieriscono su di lui e gli urlano «ti uccidiamo» con una pistola puntata alla bocca, nel tentativo di farsi rivelare il luogo di una cassaforte che non esiste. Lo lasciano tramortito, legato, privo di sensi, forse credono di averlo ucciso, prima di dileguarsi nel buio di una notte da brividi dopo avergli rubato tutto il possibile.

Vittima della brutale rapina nella sua villa in collina è Daniel Zinzani, da tutti conosciuto come Zinzo, uno dei più noti ristoratori romagnoli, titolare de “La tana del Lupo” sulla via Emilia tra Faenza e Castel Bolognese. Dopo una notte in ospedale è stato dimesso nella tarda mattinata di ieri: ha riportato traumi e ferite lacero contuse, ha rischiato di perdere un occhio e gli sono stati applicati diversi punti di sutura. Una tac effettuata durante la notte ha escluso patologie più serie. Insomma seppur malconcio se la caverà.

I carabinieri sono ora al lavoro per ricostruire la dinamica dell’aggressione. Secondo i primi riscontri intorno alla mezzanotte di domenica il ristoratore rientra nella sua villa isolata, in via Casale, sulle prime colline in frazione Celle. «Dal ristorante è uscito circa alle dieci - raccontano i dipendenti - poi è passato dalla compagna prima di rientrare a casa». Zinzani ha con sé un borsello con l’incasso del ristorante nel weekend, 5-6mila euro: forse sono quei soldi che i malviventi cercano, forse conoscono i suoi movimenti e lo aspettano incappucciati nei pressi del garage. Ma è pure possibile che la banda non sapesse di quel bottino aggiunto e che si siano imbattuti casualmente nel proprietario mentre programmavano di svaligiare solo la villa. Una villa delimitata da recinzione con parco, dove Zinzani vive da solo. Entrato con l’auto in garage e disinserito l’allarme scatta l’agguato. I tre incappucciati lo colpiscono con un palanchino sul capo e lo immobilizzano utilizzando lacci che gli impediscono di muoversi. Subito gli rubano il borsello, vedono che ci sono parecchi soldi, quindi pensano che ve ne siano altri in casa. Devastano le stanze alla ricerca di una cassaforte che però risulta non esserci. La cercano disperatamente tanto da infierire sul proprietario con calci e pugni, minacciandolo addirittura con una pistola puntata contro. «Volevano che rivelassi il nascondiglio, gli dicevo che non c’era ma non mi credevano, mi hanno massacrato di botte, mi hanno puntato una pistola in bocca», avrebbe rivelato Zinzani stesso ai suoi familiari. Oltre all’incasso riescono a trovare solo qualche monile e un orologio. La vittima resta tramortita e solo quando riprende i sensi riesce a dare l’allarme. Sul posto arrivano carabinieri e 118. I dintorni vengono setacciati alla ricerca di indizi, ma finora della banda nessuna traccia.

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